Page 72 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             a restituirci il quadro, per lui assolutamente sconfortante, di questa dissoluzione:
                   “Le cose  peggiorano  ancora!  Reggimenti  e  battaglioni  ci  superano
                venendo dal fronte, truppe ungheresi, ceche, polacche, croate. Si chie-
                de stupiti cosa stanno facendo, in quanto lì davanti la battaglia infuria
                e serve ogni singolo uomo, altrimenti il comando non avrebbe costretto
                la mia stanca Divisione ad una marcia forzata. “Stiamo marciando verso
                casa”, è la risposta e poi vengo a sapere l’intera amara verità: i Reggimenti
                hanno lasciato il fronte senza ordini superiori, ma di iniziativa. Non c’è
                più alcun mezzo per costringerli all’obbedienza, e così li si lascia andare.
                Gli stessi ufficiali si sentono impotenti e si uniscono agli ammutinati, per
                mettersi a loro volta al sicuro. E così questi Reggimenti di traditori si riti-
                rano uno dopo l’altro, completamente inquadrati ed in ordine esemplare,
                come non li si è mai visti in una marcia bellica ben disciplinata. Lì davanti
                combattono ancora truppe rimaste fedeli, in numero costantemente decre-
                scente, ed alle loro spalle l’esercito degli ammutinati marcia verso casa,
                verso una vita pacifica. “I rimpatrianti” è il nome con cui li si indica con
                amara ironia. Essi cercano inoltre di indurre ad invertire la marcia altre
                truppe che, come le nostre, marciano in avanti, presso tutti i magazzini
                delle retrovie si procurano grandi scorte, degenerando gradualmente in
                veri e propri saccheggi, cosicché per le truppe combattenti non rimane
                più nulla. E con queste demoralizzanti impressioni i valorosi Reggimenti
                tedeschi affrontano l’impari battaglia. Scorgono il crollo che si sta verifi-
                cando attorno a loro, e non deviano dalla strada del loro dovere.” 41

                Inoltre anche le Divisioni che mantennero coesione e capacità di lottare, al
             momento della ritirata, per la ricordata cronica scarsità di animali da traino, do-
             vettero lasciare sul posto buona parte delle loro artiglierie, perdendo così i mezzi
             indispensabili ad un’efficace reazione contro le colonne della cavalleria italiana
             e all’azione di disturbo incessante dell’aviazione. Con tutto ciò è niente meno
             che un grave fraintendimento della reale capacità operativa dispiegata sul campo
             dalla combinazione truppe celeri-aviazione quanto affermato da alcuni storici
             britannici, che cioè solo la “fuga a rotta di collo” delle unità austriache rispar-
             miò agli Alleati pesanti perdite in quest’ultima fase.  Non mancarono anche in
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                 Veneto”, acusa gli italiani di aver “failed to neutralise Boroević’s entire army. Some 80.000
                 soldiers now retired with Boroević to Carinthia and Tyrol [sic] in good order, ready to defend
                 the crown lands against any incursions.” (!).
             41  Schneider, Die Kriegserinnerungen, cit., p. 581 in data 28 ottobre 1918, per molti analisti la
                 giornata decisiva del crollo austro-ungarico.
             42  Strong paul, Marble Sanders, artillery in the Great War, pen & Sword Military, Barnsley,
                 South Yorkshire, p. 200. per quanto concerne l’impiego dell’aviazione nell’azione di bom-
                 bardamento sulle colonne austro-ungariche in ripiegamento si veda quanto documentato dal
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