Page 67 - Il 1918 La Vittoria e il Sacrificio - Atti 17-18 ottobre 2018
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             della prima fascia di resistenza, allettati non a caso da un rancio più ricco dei
             commilitoni delle retrovie, il compito di tenere il più a lungo possibile, logoran-
             do l’avversario e sviluppando, là dove il terreno lo consentisse, nella fattispecie
             accadrà nella piana di Sernaglia grazie agli osservatori per l’artiglieria garantiti
             dal Monte Cesen, spontanei contrattacchi locali tesi a bloccare le penetrazioni
             avversarie e a riconquistare cigli di fuoco favorevoli.  Comunque andassero le
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             cose il ripiegamento di queste truppe era ampiamente contemplato. A dare una
             svolta al combattimento avrebbero dovuto essere grossi nuclei posizionati al di
             fuori del raggio di azione delle artiglierie avversarie e in grado di effettuare con-
             trattacchi pianificati e coordinati, prima naturalmente che l’artiglieria avversaria
             avesse potuto varcare il fiume o riposizionarsi al seguito degli attaccanti. Il citato
             generale ungherese von Lengyel afferma a riguardo:
                   “Le “Divisioni per il contrattacco” avrebbero dovuto essere raggrup-
                pate in Corpi d’Armata, se non addirittura operativamente in un’Armata,
                per agire unitariamente in un’azione di reazione dinamica grandiosa e di
                sorpresa contro il nemico ancora impegnato nel passaggio del Piave ed
                essere quindi impiegate in una «difesa del campo di battaglia con azione
                di movimento».” 28
                Le forze nemiche, provate e scompaginate dalla conquista delle posizioni
             avanzate, sarebbero state quindi inglobate, fatte prigioniere o costrette a ripie-
             gare sulla riva del Piave e ad abbandonare i capisaldi montani conquistati. A
             quel punto nemmeno l’artiglieria avrebbe potuto intervenire a sostenerle, senza
             correre il rischio di colpire i propri stessi uomini. Se anche non completata con
             la riconquista dell’intero terreno perduto, la battaglia sarebbe a quel punto costa-
             ta tanto in termini di vite umane da costringere anche gli alleati a riconsiderare
             seriamente l’opportunità di una trattativa.
                Non va dimenticato che nei “principi del comando in una battaglia difensi-
             va” un documento licenziato da Ludendorff il 29 settembre 1918 prescriveva, al
             punto 7:
                   “La massima importanza va attribuita all’azione offensiva di tutte le
                armi. Il nemico deve essere preso di sorpresa e tratto in inganno dalle
                misure adottate dal difensore. Le truppe devono essere convinte di questo
                assunto ed indotte a cooperare d’iniziativa. Gli ordini da soli non sono suf-
                ficienti. Una particolare enfasi va messa sul fatto di prendere contatto col
                nemico durante il suo spiegamento per l’attacco, soprattutto aumentando



             27  Sul fatto che le truppe in linea presentavano generalmente un morale migliore di quelle schie-
                 rate nelle retrovie, anche in seguito al miglior trattamento loro garantito, si veda il contributo
                 di Sachslehner Johannes, Összeomlás. az osztrák–Magyar Monarchia 1918. október 28-án,
                 athenaeum 2000 Kiadó, Budapest 2007, pp. 49–50, docente all’Università di Vienna.
             28  von Lengyel, Der militärische zusammenbruch, cit., pp. 272-273.
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