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128          Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione




                 L’OIL fin dal primo momento si prefisse l’obiettivo di garantire alle donne
              uguale salario a parità di lavoro. Obiettivo ambizioso che, come dovrebbe essere
              noto, non è stato ancora raggiunto a distanza di cento anni.
                 Fin dalla nascita nell’Organizzazione si delinearono due tendenze miranti la
              prima a proteggere il lavoro femminile, la seconda a raggiungere parità di condi-
              zioni.
                 Per quanto riguarda l’Italia, dopo lo sconvolgimento che la guerra aveva por-
              tato nell’occupazione femminile e nelle leggi sul lavoro delle donne, si utilizzò
              anche la Convenzione di Washington del 1919 per normalizzare la legislazione e
              avviare quel processo «che sarà organicamente compiuto nel ventennio succes-
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              sivo», cioè riportare le donne a casa.
                 Nella Convenzione erano stati fissati l’età minima per l’ammissione al lavoro
              (14 anni), il divieto di lavoro notturno per le donne, l’astensione obbligatoria dal
              lavoro per gestanti e puerpere. Norme di tutela che però diventavano penaliz-
              zanti.
                 Per quanto elementi di rottura e di mutamento si fossero introdotti nei rap-
              porti tra i generi durante il conflitto, nel dopoguerra si affermò nettamente una
              controtendenza. Finito il tempo del grande scontro, tutti provavano un forte bi-
              sogno di sicurezza a cui lo Stato rispose prescrivendo alle donne il rientro nei
              ranghi, nei ruoli familiari, nei compiti procreativi e materni. Secondo la retorica
              dominante, la parentesi della guerra doveva essere chiusa anche in questo senso.
              Nell’ambito del lavoro, la riconversione a un’economia di pace provocò una dra-
              stica riduzione dell’occupazione femminile. Solo per pochi settori, come quello
              impiegatizio, la guerra rappresentò una tappa del processo di espansione della
              presenza femminile. Nell’industria il processo di smobilitazione della forza lavoro
              femminile fu molto rapido, più lento ma comunque profondo nell’agricoltura. I
              modi in cui vennero pagati i sussidi di disoccupazione rivelano in modo inequi-
              vocabile il significato che le istituzioni attribuivano alla mobilitazione della ma-
              nodopera femminile. A Bologna, per esempio, le sovvenzioni furono concesse
              soltanto alle donne che erano state operaie anche prima del conflitto e in ogni
              caso per un ammontare più basso e per un tempo più limitato di quanto avveniva
              con gli uomini (140 giornate contro 150). Alle braccianti il sussidio venne sospeso
              nel dicembre 1919, quando iniziava il periodo di disoccupazione stagionale: se-


              25  BALLESTRERO, M. V., Dalla tutela alla parità. La legislazione italiana sul lavoro delle donne. Il Mu-
                 lino, Bologna 1979, p. 38.
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