Page 132 - Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione. Problematiche e prospettive - Atti 11-12 novembre 2019
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130          Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione




                 Mezzo milione di lavoratrici si iscrissero alla Camera Generale del Lavoro. 30
              Furono queste lavoratrici che parteciparono con grande intensità alle lotte del
              cosiddetto “biennio rosso” a partire dal 1919 fino al 1921. La mobilitazione fu
              imponente a livello nazionale con scioperi generali e occupazioni di fabbriche
              che coinvolsero le operaie dei settori meccanici e metallurgici, delle industrie tes-
              sili, le sarte, le impiegate delle poste, le maestre, le lavoranti dei giocattoli, le cra-
              vattaie, le spazzolaie e le lavoratrici del vetro, «risolute e altere sempre, sicure nel
              loro valore di produttrici» come le operaie laniere e cotoniere del biellese che nel-
              l’estate del 1919 scesero in sciopero invadendo le vie cittadine. In queste mobili-
              tazioni si esprimeva pubblicamente e con piena consapevolezza la volontà delle
              donne di mettere in mostra la propria presenza. L’avvento del fascismo, però,
              mise fine al protagonismo operaio femminile. 31


              La cancellazione dell’operato delle dottoresse

                 Nel 1920, quando gli ospedali militarizzati tornarono a svolgere le normali at-
              tività, furono dimesse tutte le dottoresse arruolate durante la guerra. Quello che
              colpisce è però il fatto che con le dimissioni arrivò la cancellazione di questa par-
              ticolare esperienza. Alcune si dedicarono ad attività femminili come l’insegna-
              mento  “volontario”  o  più  adatte  per  l’epoca  a  medici  donne  (per  esempio
              occuparsi di tubercolosi), altre divennero ufficiali sanitari nei comuni, o si dedi-
              carono a studi sull’igiene, o alla ricerca ma sempre “volontaria”.
                 Scomparvero dagli archivi i loro stati di servizio e i pochi che è stato possibile
              rintracciare recano segni evidenti di cancellazioni e correzioni fatte con calligrafia
              moderna che negano quanto scritto in origine, come se chi, decenni dopo, ha
              riordinato questi documenti abbia considerato improponibile quanto aveva in
              mano e abbia deciso di “correggere” documenti che dovevano essere sbagliati.
                 Eppure una di queste dottoresse che operò in corsia all’ospedale militare di
              Venezia per circa due anni, Clelia Lollini, diede poi vita all’Associazione Italiana
              Donne Medico nel 1921 e divenne una importante tisiologa.


              30  La donna lavoratrice, in «Almanacco della donna italiana», 1921, p. 109.

              31  ROPA, R., VENTUROLI, C., Donna e lavoro op. cit., p. 89-90; PALAZZI, M., Donne delle cam-
                 pagne e delle città: lavoro ed emancipazione, in FINZI, R. (a cura di), Storia d’Italia. Le regioni dall’Unità
                 ad oggi. L’Emilia-Romagna. Einaudi, Torino 1997.
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