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124          Il 1919. Un’Italia vittoriosa e provata in un’Europa in trasformazione




                 La legge con cui si eliminò l’autorizzazione maritale è stato il provvedimento
              che ha maggiormente inciso sull’ordinamento civile e i costumi del tempo. Il giu-
              rista Paolo Ungari la definì «la sola grande legge riformatrice dell’età liberale». 14
              In realtà, però, fu solo il nuovo codice di procedura penale del 1930 che cancellò
              l’ultima traccia di autorizzazione ancora presente nel nostro ordinamento, elimi-
              nando il potere attribuito al marito di proporre querela in rappresentanza della
              moglie. 15
                 Purtroppo il regolamento di attuazione della legge, emanato il 4 gennaio 1920,
              avrebbe riservato molte sorprese, elencando una lunga serie di esclusioni. In pra-
              tica le donne potevano accedere a tutti i ruoli del personale subalterno e d’ordine
              ma non a quelli di concetto, salvo per alcune carriere di natura tecnica. Inoltre il
              Consiglio di Stato, nel 1920, riconobbe alle singole amministrazioni statali il po-
              tere di stabilire casi di esclusione delle donne anche non previsti dalla legge e dal
              relativo regolamento.
                 In concreto si fece una artificiosa distinzione tra piena uguaglianza di diritto e
              inattitudine concreta delle donne che permise alla burocrazia, composta ovviamente
              di soli uomini, di lasciare le donne fuori da tutti i posti di rilievo.
                 Era, insomma, una situazione che vedeva le donne progredire a metà, per-
              mettendo loro di occupare settori fino ad allora preclusi, ma pur sempre subor-
              dinati e lasciando agli uomini tutti i posti di comando e di prestigio sociale,
              «secondo un processo di divisione dei ruoli nel lavoro risalente all’epoca di for-
              mazione della borghesia capitalista». 16
                 Dopo l’approvazione della legge Sacchi, le donne ottennero, in assenza di im-
              pugnazioni da parte dell’autorità giudiziaria, il consolidato diritto di iscriversi al-
              l’albo professionale e di poter esercitare l’avvocatura. È celebre il caso di Lidia
              Poët che, prima donna a chiedere l’iscrizione all’albo degli avvocati nel 1883 a
              Torino, poté diventare avvocata solo nel 1920, a 65 anni, pur avendo sempre la-
              vorato nello studio del fratello e pur essendo nota a livello internazionale.


              14  UNGARI, P., Storia del diritto di famiglia in Italia (1796-1942). Il Mulino, Bologna 1974, p. 187.
              15  In sede di stesura del nuovo codice civile del 1942 qualcuno propose di reintrodurre l’auto-
                 rizzazione maritale!
              16  GALOPPINI, A., Il lungo viaggio verso la parità. I diritti civili e politici delle donne dall’unità ad oggi.
                 Tacchi Editore, Pisa 1992, p. 80.
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