Page 252 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
P. 252
alfonso manzo
PRESIDENTE: «Vorrei proporre alla Commissione di chiedere al generale un’ultima
informazione sui motivi che determinarono lo scioglimento del 1° nucleo speciale
antiterrorismo. Abbiamo ancora alcune incertezze su questo».
MILANI: «Quello del 1974».
DALLA CHIESA: «Anche su questo ci sono i dati di fatto e le supposizioni, sulle quali
non vorrei soffermarmi molto. I dati di fatto sono che, avendo esaurito le indagini sul
sequestro Sossi e avendo colpito le Br che si erano assunte la paternità di quel seque-
stro, forse per ciò (io conferivo con i miei superiori e non con altri) venne ordinato
lo scioglimento. Io, come dissi l’altra volta, mi opposi soltanto ad un suo (n.d.r. del
Nucleo) trasferimento integrale da una città all’altra, perché allora avrebbe avuto un
248 significato diverso. Se l’esperienza raccolta da quei quaranta uomini (7 ufficiali e 33
sottufficiali) doveva servire al fenomeno e non più all’episodio (perché dall’episodio
si era risaliti al fenomeno), dissi di metterli un po’ a Miano, un po’ a Firenze, un po’
a Roma, un po’ a Napoli, in modo che intorno a questi quattro o otto – a seconda
dell’importanza di un nucleo – migliorasse la preparazione professionale di altri, che
sarebbero andati a costituire i famosi reparti speciali.
Ci sono state poi forse delle riserve sull’attività, che poteva aver dato anche delle
noie, perché vorrei ricordare ai signori parlamentari che mi si attribuì un passo falso,
ma non credo che sia stato falso, quello, cioè, di aver denunciato il magistrato De
32
Vincenzo . Venni attaccato su tutte le piazze, su tutti i giornali, venni indicato come
bersaglio delle Br su «Rosso» e su altri giornali. Può darsi che anche questo abbia
33
contribuito a determinare una dimensione diversa di quel nucleo, che era partito
veramente bene, e aveva messo le mani su settori della nostra società non prima
conosciuti come imbevuti di eversione o sensibili a problemi di eversione: avvocati,
medici insospettabili. Forse sarà stato avvertito un pericolo, non so, non ne ho idea,
nella mia intraprendenza, nel mio entusiasmo. Non so se questa domanda può essere
esaurita con la mia risposta. Vorrei invece aggiungere qualcosa sul problema delle
carceri […]».
RODOTÀ: «A parte i suggerimenti in ordine alla destinazione degli uomini che
avevano fatto parte del nucleo, vorrei chiederle se Lei, non so se posso usare questa
espressione, difese la sopravvivenza del nucleo e con chi».
DALLA CHIESA: «Sono un soldato. Cercai di resistere il più a lungo per la soprav-
vivenza del nucleo così come era nato, anche perché l’istruzione avviata da parte
dei magistrati aveva bisogno ancora dell’apporto degli stessi sottufficiali che avevano
operato. Se avessi consentito che se ne andassero a Napoli o altrove, sarebbe stata più
difficile l’istruzione del procedimento in corso. Mentre per alcuni cedetti, ubbidii alla
fine, per sei oltre agli otto destinati a Torino chiesi che rimanessero, con l’aiuto del
Dott. Caselli, fino a novembre, dicembre, compreso il Cap. Sechi. Cercai di protrarre
fin dove mi era consentito la permanenza di parte di questi sottufficiali su Torino».
RODOTÀ: «Quando lei dice “sono un soldato”, vuole dire che questa difesa la fece
all’interno del Corpo cui appartiene?».
32 Nella primavera del 1975, il Generale dalla Chiesa indirizzò un esposto denuncia nel quale
accusava il Giudice Istruttore milanese Ciro De Vincenzo di una certa connivenza con le Brigate
Rosse.
33 Il periodico quindicinale Rosso, stampato a Milano negli anni 1975-1979, ha costituito il
principale punto di riferimento per i movimenti appartenenti all’area di Autonomia Operaia.

