Page 250 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo



                                              In tale contesto, il Col. Luciano Seno, all’epoca Capitano effettivo al Nucleo Speciale
                                              di Polizia Giudiziaria del Gen. dalla Chiesa, riferisce di un episodio che, alla luce dei
                                              fatti, non può non definirsi in qualche modo profetico. Egli, nel corso di un incontro
                                              avuto tempo prima con Milena Cagol, sorella di Mara, avvenuto in Fiera di Primiero
                                              (TN), comune di residenza della famiglia Cagol, parlando di Margherita e della sua
                                              scelta di vita, disse testualmente all’Ufficiale: «Io e la mia famiglia viviamo nel terrore
                                              di ricevere un giorno una telefonata da parte dei Carabinieri con la quale ci infor-
                                              mano che Margherita è morta in un conflitto a fuoco». Ironia della sorte, fu proprio
                                              il Cap. Seno, che manteneva i contatti con i familiari di Mara, a essere incaricato di
                                              effettuare quella telefonata e di accogliere e accompagnare Milena e la terza sorella
                                              Cagol, Lucia, ad Acqui Terme per le pietose operazioni di riconoscimento della salma
                                              il 6 giugno 1975, come testimonia una foto riportata nell’edizione mattinale de «La
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                Il Generale dalla Chiesa, all’epoca
                Comandante della Brigata di Tori-
                no. Foto Archivio Secolo XIX



















                Milena Cagol all’uscita dalla sala
                mortuaria di Acqui Terme a seguito
                del riconoscimento della salma della
                sorella Mara. Foto da fonti aperte

                                              Appare fuor di dubbio che il fulmineo successo dell’operazione, sebbene funestata
                                              dalla perdita di due vite umane e dalle gravissime ferite invalidanti riportate dal Ten.
                                              Rocca, siano da attribuire al fervore operativo di cui erano animati i Reparti della I
                                              Brigata Carabinieri di Torino e dalla sagacia investigativa degli uomini del Nucleo
                                              Speciale, immediatamente allertati allorquando era stato intercettato il Maraschi.
                                              Nel successivo mese di luglio, grazie alla metodologia investigativa del Gen. dalla
                                              Chiesa basata sulla verifica e incrocio dei dati anagrafici dei sospettati con quelli
                                              relativi alle persone che risultavano aver preso in affitto appartamenti, immobili o
                                              casolari, fu scoperto il covo ove era stato tenuto prigioniero per 35 giorni il Magi-
                                              strato Mario Sossi. Si trattava di un villino ubicato in località Sarezzano di Tortona
                                              (AL), al cui interno era stata allestita una cella, verosimilmente con delle lastre di
                                              eternit, rinvenute numerate e accatastate in un sottoscala dell’edificio. Dato il lungo
                                              tempo trascorso dal sequestro e dal conseguente abbandono del covo, non fu rinve-
                                              nuta documentazione utile allo sviluppo di ulteriori indagini sui brigatisti operanti
                                                                                                                       30
                                              che furono successivamente identificati in Alberto Franceschini, Piero Bertolazzi  e

                                              30  Soprannominato «il nero» per via del colore della capigliatura, lo stesso che involontariamente
                                              aveva rischiato di colpire, con un colpo d’arma da fuoco esploso inavvertitamente, Mara Cagol
                                              durante la fuga rocambolesca da luogo del sequestro di Mario Sossi verso la «prigione del popo-
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