Page 247 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il Nucleo Speciale  di Polizia Giudiziaria di Torino


                                              Il 4 giugno 1975, verso le ore 15, l’industriale lasciò la propria lussuosa villa con piscina e
                                              campi da tennis per recarsi in ufficio, distante poco più di un chilometro. Quel pomerig-
                                              gio, a circa 100 metri dall’abitazione, vicino a una 124 verde e ad un furgone, erano ad
                                              attenderlo quattro giovani che verosimilmente simulavano una discussione conseguente a
                                              un incidente stradale. Una volta passata l’Alfa Romeo 2000 di Vittorio Gancia, i quattro
                                              ripartono a bordo dei due mezzi nella stessa direzione di marcia. A quel punto, Gancia
                                              venne fermato da alcuni uomini, travestiti con tute da operai, che gli fecero segno di rallen-
                                              tare e di arrestarsi all’altezza di alcune transenne che simulavano lavori in corso sulla strada
                                              provinciale Cassinasco – Canelli. Subito dopo essersi fermata, mentre l’auto dell’industriale
                                              veniva tamponata dal furgone che la seguiva per impedire qualsiasi manovra di disingag-
                                              gio, uno dei brigatisti vestito da operaio frantumò con un utensile il cristallo posteriore
                                              dell’Alfa Romeo, aprì la portiera e, sotto la minaccia di una pistola impugnata da un uomo
                                              travisato, Vallarino Gancia fu costretto a salire sul furgone che immediatamente ripartì,   243
                                              unitamente alla Fiat 124 e all’Alfa 2000 guidata da uno dei terroristi, diretto a Cascina
                                              Spiotta d’Arzello, nei pressi di Acqui Terme, ove giunsero senza alcuna difficoltà, mentre
                                              l’auto di Vittorio Vallarino Gancia e il furgone furono abbandonate a Calamandrana, tra
                                              Nizza Monferrato (AT) e Canelli (AT).
                                              Sebbene ogni azione del sequestro fosse andata come previsto, fortunatamente furono
                                              commesse alcune sottovalutazioni sia in fase di pianificazione sia in fase di condot-
                                              ta. In primis, il luogo di detenzione, una cascina alquanto isolata tra le colline del
                                              Monferrato, troppo vicina al luogo del sequestro, da tempo utilizzata da elementi
                                              delle BR che, sebbene mai segnalati dai residenti, erano comunque stati notati in
                                              loco e avrebbero potuto essere identificati in caso di eventi criminosi in zona. Anche
                                              la scelta di alcuni militanti piuttosto inesperti che presero parte alla preparazione del
                                              sequestro non giocò a favore del felice esito dell’atto criminale.
                                              Inizialmente i Carabinieri dell’Organizzazione Territoriale, trovatisi di fronte a un
                                              sequestro di persona commesso, verosimilmente a scopo di estorsione, per la prima
                                              volta dalle BR, pensarono a un’azione commessa dalla criminalità comune. Nel corso
                                              delle frenetiche ricerche attuate dalle Forze di polizia, occorse un fortuito quanto
                                              fortunato episodio. Due ore prima, intorno alle 13, due giovani a bordo di una Fiat
                                              124, erano incorsi in un lieve incidente stradale lungo la strada da Canelli a Cassina-
                                              sco con una Fiat 500, guidata dal 18enne Cesarino Tarditi. Benché i due occupanti
                                              della Fiat 124 avessero avuto un atteggiamento estremamente accondiscendente,
                                              assumendosi per intero la responsabilità dell’incidente e insistendo per risarcire in
                                              proprio e in contanti il danno provocato, il conducente del mezzo antagonista aveva
                                              rifiutato l’accordo e ne volle parlare prima con lo zio, proprietario dell’autovettura,
                                              una volta che i due sconosciuti si erano rapidamente allontanati, dopo aver comunque
                                              sottoscritto una dichiarazione di piena responsabilità. Lo strano comportamento e,
                                              soprattutto, la fretta con cui i due giovani avrebbero voluto risolvere la questione,
                                              indussero zio e nipote a informarne i Carabinieri che, già in forze sul territorio a
                                              causa del sequestro Gancia, si posero alla ricerca della Fiat 124, rintracciandola
                                              poco dopo alla periferia di Canelli, con a bordo solo uno dei due giovani il quale,
                                              alla vista dei Militari dell’Arma, tentò di sottrarsi al controllo, venendo bloccato e
                                              condotto in caserma per l’identificazione e i conseguenti accertamenti del caso. Gli
                                              fu trovata una pistola cal. 7,65 con il colpo in canna, mentre l’auto risultò oggetto di
                                              furto e il documento di identità falso. Il fermato fu identificato in Massimo Maraschi,
                                              22enne, già noto al Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria dei Carabinieri di Torino
                                              per il sospetto di militanza nelle Brigate Rosse. Il documento di identità falso faceva
                                              parte di un blocco di documenti rinvenuti dai Carabinieri nel covo di Robbiano di
                                              Mediglia. Si sarebbe appurato, poi, che egli, unitamente al complice, faceva parte
                                              del commando che avrebbe dovuto sequestrare Vallarino Gancia, ma a causa del
                                              sinistro stradale con Cesarino Tarditi, non era riuscito a liberarsi in tempo per po-
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