Page 242 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
Funerali del Maresciallo Maggiore
M.O.V.M. Felice Maritano. Foto Ar-
chivio Comando Generale dell’Ar-
ma dei Carabinieri - Ufficio Storico
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Il suo Comandante, il Tenente Colonnello Giuseppe Franciosa , in una intervista
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concessa tempo dopo il tragico evento, così descrisse l’operato del milite eroicamente
caduto: «Maritano non faceva questione di turni: rimaneva in piedi tutta la notte.
Era l’unico di tutto il Nucleo che non aveva fatto alcun giorno di licenza, diceva che
l’avrebbe fatta quando sarebbe finita questa storia. All’interno dell’appartamento
erano al buio, ma nelle scale c’era la luce». Era evidente che i Carabinieri si erano
predisposti ad aspettare a oltranza il ritorno dei brigatisti, «tanto è vero che gli uomini
in attesa nell’atrio della casa si erano organizzati con una piccola stufetta elettrica
che avevano trovato nella stessa casa: anzi, scherzando, dicevano che la bolletta della
luce l’avrebbero pagata i brigatisti. Maritano era un uomo di 56 anni in compagnia
di altri sottufficiali che avevano 25-26 anni e li teneva svegli per il semplice fatto che
lui era sveglio. Era un po’ per tutto il reparto un simbolo, non perché aveva i capelli
grigi, ma perché aveva la vivacità e l’entusiasmo spesso non riscontrabili in un giova-
ne». Maritano era anziano, ma era «fisicamente efficientissimo, tanto efficiente che
nell’inseguimento ha superato gli altri due molto più giovani di lui».
Il tragico esito dell’operazione di Robbiano di Mediglia, lungi dal rallentare le attività
del Nucleo Speciale, motivò ulteriormente i Componenti del reparto a conseguire
con ancor più motivazione nuovi obiettivi, sfruttando appieno il vantaggio loro of-
ferto dalla copiosa documentazione rinvenuta nel covo, aspetto questo che avrebbe
dato un senso ancora più compiuto al sacrificio tributato dal Maresciallo Maritano.
una serie di azioni che conducevano fra l’altro a disarticolare una organizzazione eversiva, da
tempo costituitasi per colpire e sovvertire le istituzioni dello Stato, ed a catturarne taluni pericolosi
esponenti. Da ultimo, offertosi volontario per capeggiare rischioso appiattamento notturno presso
una base operativa della banda armata, riusciva ad intercettare uno dei banditi, che affrontava
con determinazione e cosciente sprezzo del pericolo, anteponendo la propria persona a quella
dei dipendenti. Benché colpito gravemente al petto dal fuoco del malvivente, persisteva nella
sua decisa reazione, sino a ferire l’aggressore e – ormai morente – ad incitare i suoi uomini a
catturarlo. Decedeva poco dopo, immolando in difesa della legge la sua esistenza e lasciando ai
posteri un fulgido esempio di elette virtù militari e di esaltante dedizione al dovere».
25 In appendice, lettera delle figlie.