Page 246 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
Polizia avrebbe dovuto dichiararsi prigioniero politico, rinunciare alla difesa e non
rispondere ad alcuna domanda.
Gli organi di stampa non si limitarono a evidenziare le gravi inefficienze delle strut-
ture statali, ma anche le scarse capacità governative e parlamentari nel promuovere
provvedimenti legislativi efficaci nel contrastare la minaccia terroristica. Fu proprio
in quel periodo che si cominciò a rivedere il sistema carcerario italiano che vedrà,
di lì a qualche anno, la costituzione della prima struttura deputata a svolgere attività
di analisi in ambito penitenziario, l’Ufficio per il coordinamento dei servizi di sicu-
rezza degli istituti di prevenzione e pena, in seno al Ministero di Grazia e Giustizia,
col principale scopo di contrastare l’emergenza criminale derivante dal fenomeno
associativo terroristico .
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Renato Curcio sarà poi nuovamente arrestato il 18 gennaio 1976, in Via Maderno
242 a Milano, assieme ad altri importanti brigatisti, tra i quali Nadia Mantovani, la sua
nuova compagna dopo la morte della moglie Margherita Cagol.
7. CASCINA SPIOTTA
Dopo la liberazione di Curcio, le Brigate Rosse riorganizzarono il loro ordinamento:
Margherita Cagol, detta Mara, passò a dirigere la colonna di Torino, Curcio quella
di Milano e Mario Moretti tornò a Roma per proseguire il compito che Alberto
Franceschini aveva quando fu arrestato a Pinerolo, costituire una colonna. Contestual-
mente, Faina, Fenzi e Picasso furono incaricati di costituire una colonna brigatista a
Genova, la più «operaista» ma anche la prima a essere annientata nel marzo 1980.
Con la Risoluzione del 1975 furono illustrate le caratteristiche del nuovo nemico
politico: lo «Stato Imperialista delle Multinazionali». Secondo la versione brigatista,
dagli Stati Uniti l’imperialismo avrebbe costituito un sistema di dominio del capitale
monopolistico delle multinazionali e dei loro personali interessi. L’unità economica,
politica e militare, che il blocco occidentale aveva ottenuto dopo la Seconda guerra
mondiale grazie alle forze alleate, rendeva l’Europa il principale banco di prova di
questo nuovo Stato. Per quanto l’Italia fosse considerata l’anello debole del sistema
occidentale, la sua posizione poteva essere, sempre secondo i brigatisti, molto im-
portante per l’influenza esercitata dal Partito Comunista italiano, per la forza non
trascurabile dei movimenti rivoluzionari e per la crisi che rischiava di contagiare il
resto dell’Europa. Per queste ragioni, i brigatisti cominciavano a maturare l’idea di
rivolgersi al proletariato internazionale per contrastare un imperialismo che aveva
esteso in campo internazionale non solo il mercato capitalistico, ma anche il capitale
nella sua totalità, le strutture produttive, i rapporti di proprietà.
In questa fase, era importante per le BR disporre di risorse finanziarie sufficienti ad
acquisire armi, materiali e strutture e a mantenere in clandestinità un certo numero
di militanti. Poiché il finanziamento attraverso le rapine in banca non consentiva un
regolare flusso di denaro al Comitato Esecutivo, dopo ampia discussione, si decise
di organizzare un sequestro di persona a scopo di estorsione e, dovendo l’obiettivo
corrispondere a un rappresentante del capitalismo italiano per giustificare politica-
mente un «esproprio ai capitalisti da parte di una forza rivoluzionaria», fu scelto il
42enne Vittorio Vallarino Gancia, separato dalla moglie e padre di due figli, Am-
ministratore Delegato della nota casa vinicola Gancia di Canelli, della quale aveva
assunto la guida dopo il ritiro del padre Lamberto.
27 Da Origini e fondamenti dell’intelligence penitenziario di Enzo Antonio Giacalone, pubblicato sulla
Rivista Trimestrale della Scuola di perfezionamento per le Forze di Polizia, Anno 2020, n. 2-3.