Page 271 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore  del servizio di sicurezza


                                              sollecita il completamento dell’assegnazione dei quattro fuoristrada Fiat Campagnola
                                              elaborati e di prevedere la dotazione di un furgone blindato da adibire al trasporto
                                              degli uomini montanti e smontanti dai turni di servizio, con priorità per i Nuclei
                                              Veipp di Cuneo, Novara, Fossombrone, Trani, Termini Imerese e Nuoro.
                                              L’insieme di queste predisposizioni sembra un vero e proprio piano di battaglia. Ma
                                              quali erano le minacce che il Gen. dalla Chiesa intendeva prevenire, prima ancora
                                              che neutralizzare? Nel corpo dello stesso documento in esame si rinvengono le mo-
                                              tivazioni di tanta cura nelle misure di prevenzione adottate:


                                                   Per quanto riguarda, comunque, il disegno perseguito con determinazione e fervore
                                                   dalle B.R. (e tendente alla raccolta di notizie utili alla conoscenza strutturale dei “campi
                                                   di concentramento”), questo Ufficio ritiene di aver acquisito – tra gli altri – un docu-
                                                   mento di estremo rilievo, tra il materiale rinvenuto lo scorso mese di maggio (1978) nel   267
                                                   carcere m.s. di Trani […]. In esso, come riferito, si evidenzia lo scrupolo con il quale i
                                                   detenuti, aderenti alla nuova organizzazione sorta all’interno del “kampo” e denomi-
                                                   nata “Gruppo Specifico Militare Organizzativo (GSMO)”, si attengano all’impegno
                                                   assunto di raccogliere quante più informazioni possibili, incentrate – soprattutto sullo
                                                   svolgimento della giornata carceraria, studiandone turni di servizio, obiettivi, punti di
                                                   forza e di debolezza, ecc. […] Altrettanto dicasi in ordine al programma-base delle B.R.,
                                                   tendente a ridare la libertà ai compagni caduti nelle maglie della giustizia; è motivo
                                                   ricorrente (ed assolutamente non nuovo) dei brigatisti detenuti, i quali sia in documenti
                                                   collettivi che in lettere private – al di là e al di sopra di ogni argomentazione teorico-
                                                   dottrinale e ancor prima della auspicata attuazione dello “scontro armato” – pongono,
                                                   quale condizione essenziale per il perseguimento degli obiettivi della “rivoluzione”, la
                                                   loro liberazione dal “campo di concentramento”, ove si considerano tenuti in qualità di
                                                   ostaggi del S.I.M. E, infine, che l’organizzazione eversiva si sia proposta o si proponga
                                                   di compiere un “atto clamoroso contro il sistema carcerario” non può non essere noto
                                                   e non costituire quindi, – per questo Ufficio – un costante punto di riferimento, oltre
                                                   che un responsabile richiamo alla serietà dell’impegno nell’esplicazione dei servizi di
                                                   vigilanza presso gli Istituti a maggior indice di sicurezza, per i quali il concorso dell’Arma
                                                   (dei Carabinieri) è davvero determinante.


                                              Ecco dunque spiegate le ragioni, più che fondate, per le quali il Generale dalla Chiesa
                                              attrezza gli Istituti di pena di massima sicurezza come vere e proprie fortezze, predi-
                                              sponendole anche per resistere a prolungati periodi di isolamento, se non di assedio.
                                              In un precedente documento del 24 ottobre 1977, «al fine di prevenire incidenti e,
                                              al limite, iniziative a sorpresa da parte di associazioni criminose», il Generale dalla
                                              Chiesa richiedeva all’Ufficio Operazioni del Comando Generale dell’Arma di impar-
                                              tire disposizioni ai Reparti competenti affinché ogni missione di volo dell’Arma, che
                                              avesse avuto la necessità di volare nei pressi di Istituti carcerari a maggior indice di
                                              sicurezza, provvedesse a darne comunicazione, con un preavviso di almeno un’ora,
                                              alla Centrale Operativa del Gruppo e Compagnia interessate, affinché ne desse no-
                                              tizia al competente Comandante del Nucleo Carabinieri V.E.I.P.P. e quest’ultimo al
                                              Direttore dell’Istituto. Il Generale auspicava, inoltre, l’estensione di tali precauzioni
                                              presso gli altri organi di polizia e delle Forze Armate. La lettera si concludeva sugge-
                                              rendo la massima attenzione nel valutare ordini che, sulla stessa frequenza radio dei
                                              velivoli e con gli stessi nominativi, malintenzionati avrebbero potuto impartire a titolo
                                              di diversivo per far deviare rotta ai mezzi in questione e quindi – dopo preordinato
                                              intervento – farne illecito uso con sigle e uniformi diverse delle Forze dell’ordine.
                                              Sempre con riferimento al potenziale rischio di progetti di evasione con ricorso a
                                              elicotteri da parte di detenuti per reati di eversione o terrorismo, il Coordinatore dei
                                              Servizi di Sicurezza degli Istituti di Prevenzione e di Pena, con lettera del 15 luglio
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