Page 274 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
Il Generale di Brigata Carlo Alber-
to dalla Chiesa saluta il Generale
di Divisione Arnaldo Ferrara. Foto
Archivio Secolo XIX
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di operatori della Pubblica Sicurezza, dei Carabinieri e della Guardia di Finanza.
Il ministro Rognoni dichiara, inoltre, che la sua preoccupazione era quella di intro-
durre un elemento di discontinuità rispetto al passato nella lotta contro il terrorismo;
voleva che l’opinione pubblica fosse rassicurata dagli sforzi determinanti che lo Stato
doveva necessariamente compiere per rimontare la china, perché indubbiamente i
55 giorni della prigionia di Moro erano stati una sconfitta per lo Stato, e al tempo
stesso intendeva incutere timore ai terroristi.
Ancora una volta (dopo l’esperienza del Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria nel
biennio 1974-75 e come sarebbe accaduto in seguito, purtroppo l’ultima, nel 1982,
quando sarà chiamato a contrastare lo strapotere mafioso di Cosa Nostra), il Generale
dalla Chiesa viene posto a capo di un Reparto Speciale, alle dirette dipendenze del
Ministro dell’Interno, che doveva muoversi in un contesto assai complicato sia dal
punto di vista operativo sia per il clima politico di quel periodo.
La nuova struttura sarà composta da circa 230 unità, affidate a tre Ufficiali dei Ca-
rabinieri, con funzioni di coordinamento, Nicolo Bozzo a Milano, Giovanni Mar-
rocco a Roma e Giosuè Candida a Napoli. L’Arma dei Carabinieri partecipò con
le Sezioni Speciali Anticrimine nate dallo scioglimento del primo Nucleo speciale
(Torino 1974-1975); la Polizia partecipò con circa 50 uomini e donne; il Sismi con
2 ufficiali di collegamento.
Erano trascorsi tre anni dallo scioglimento del Nucleo Speciale di Polizia Giudiziaria
di Torino e, in questo seppur non lungo periodo, la situazione della sicurezza pubblica
del Paese era totalmente mutata. Il terrorismo, inizialmente contenuto nel Nord Italia,
si era spinto sino a Roma con propaggini nel Meridione; l’uso della violenza, prima
limitato a un ristretto numero di terroristi, era divenuto appannaggio di un bacino di
attori molto più ampio, arruolati nell’ambito degli estremismi politici; la costituzione
di un c.d. «fronte interno» alle carceri aveva consolidato il ruolo ispiratore dei terroristi
detenuti i quali, peraltro, spesso riuscivano a evadere con una certa facilità dai luoghi
di detenzione. Il tragico epilogo del sequestro Moro, infine, impose il «richiamo» del
Gen. dalla Chiesa alla guida di un Reparto speciale, posto alle dirette dipendenze
del Ministro dell’Interno il quale, come riferito in precedenza, non nascondeva che
la scelta fosse dettata oltre che da una competenza impareggiabile, anche dal fatto