Page 272 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo



                                              1978 diretta al Comando Generale dell’Arma, riferiva l’esito di una attività infor-
                                              mativa riservata, svolta da personale dipendente presso un carcere a maggior indice
                                              di sicurezza, in ordine all’organizzazione interna ed esterna delle B.R., nonché a
                                              un progetto di attacco a un Istituto di pena ad opera di un commando eliportato.
                                              Con riferimento all’organizzazione interna, il Gen. dalla Chiesa aveva appreso che
                                              i brigatisti componenti una Colonna o una Cellula che agivano a distanza usavano
                                              mettersi in contatto ogni 3-5 ore. Nel momento in cui i contatti fossero cessati da
                                              almeno due ore da tale termine temporale, potenzialmente indicativo del fermo o
                                              arresto del «mancante alla chiamata», i restanti brigatisti avrebbero dovuto affrettarsi
                                              ad abbandonare e rendere inutilizzabile il covo ove ciascuno di essi si nascondeva. Gli
                                              arrestati o fermati dalle Forze di polizia avrebbero dovuto, dal canto loro, resistere
                                              agli interrogatori per almeno due ore prima di svelare recapiti o indirizzi. Appare
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                                              fortissima pressione investigativa alla quale essi erano sottoposti.
                                              In materia di organizzazione interna dei terroristi detenuti, la nota riporta la riparti-
                                              zione dei compiti tra tre Commissioni facenti capo all’Organismo di vertice: la pima,
                                              denominata «Interna», che curava la gestione dei fondi, lo scambio di corrispondenza
                                              e i contatti con altri; la seconda, «Commissione di studio», finalizzata a reperire libri,
                                              giornali, documenti teorico-dottrinali; la terza, posta in posizione di supremazia
                                              rispetto alle altre, era incaricata degli aspetti operativi, quali l’approvvigionamento
                                              di armi, materiali e documenti falsi, utili per progettare e realizzare evasioni.
                                              Infine, viene riportata l’acquisizione di elementi di informazione circa «un progetto
                                              di evasione predisposto con particolare impegno tattico-organizzativo» che prevedeva
                                              il ricorso contemporaneo a un’esplosione all’interno di un Istituto di detenzione e di
                                              un elicottero che, «seguendo una ben determinata e studiata linea di volo, defilata
                                              al fuoco delle garitte situate sui camminamenti dei muri di cinta, sarebbe dovuto
                                              giungere fino ad un cortile di passaggio, ove imbarcare – in overing – e a mezzo di
                                              scale a corda, i fuggiaschi. Conseguentemente, era necessario ed urgente promuo-
                                              vere l’estensione ad Enti civili, ditte o privati del divieto di sorvolo degli stabilimenti
                                              carcerari a maggior indice di sicurezza».
                                              In un’ulteriore comunicazione scritta di estremo interesse, trasmessa il 22 maggio
                                              1978 al Comando Generale dell’Arma dei Carabinieri dal Generale dalla Chiesa,
                                              viene riferito un quadro di situazione circa l’intensificazione delle «attività orga-
                                              nizzativa ed informativa tra detenuti politicamente qualificati ed elementi esterni
                                              appartenenti alla così detta Organizzazione Combattenti Comunisti (OCC), rivolta
                                              anzitutto allo studio delle consuetudini di vita carceraria, oltre che dei particolari
                                              infrastrutturali dei singoli istituti; fino a far ritenere il tutto quale prodromo di ini-
                                              ziative di attacco – concertate tra l’interno e l’esterno – contro strutture carcerarie
                                              e personale ad esse preposto». Dopo aver richiesto l’intensificazione dei servizi di
                                              controllo e l’effettuazione di perquisizioni negli Istituti carcerari di massima sicurezza,
                                              il Gen. dalla Chiesa ottiene ciò che cercava. Infatti, nel carcere di Trani venivano
                                              rinvenuti, astutamente occultati in un vano ricavato nella colonna montante dei
                                              servizi igienici e delle condutture elettriche di una cella occupata da quattro detenuti
                                              appartenenti ai Nuclei Armati Proletari (NAP) oramai confluiti nelle B.R., alcuni
                                              documenti dai quali si poteva desumere la nascita di una nuova organizzazione all’in-
                                              terno di quel carcere denominata «Gruppo Specifico Militare Organizzato» (Gsmo),
                                              con l’obiettivo di studiare i punti di forza e di debolezza, per poter «colpire al punto
                                              giusto e al momento giusto». Lo scritto evidenziava, nello specifico, la meticolosità
                                              delle annotazioni relative all’osservazione continua, 24 ore su 24, affidata ai «turni
                                              di guardia» (Tdg) su quanto atteneva allo «svolgimento dei servizi di vigilanza e di
                                              controllo sia all’interno che all’esterno del carcere, talché si giunge ad annotare con
                                              estrema meticolosità, minuto per minuto, perfino la telefonata dell’agente smontante
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