Page 276 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
Anche l’inserimento di infiltrati nell’ambito dei brigatisti, metodo già felicemente
sperimentato ai tempi del primo Nucleo Speciale in occasione dell’infiltrazione di
Padre Girotto, caratterizzò l’operato del Gen. dalla Chiesa che consentì, ad esempio,
alla Sezione Anticrimine dei Carabinieri di Roma di inserire, nel settembre 1979,
un militante del Partito Comunista di Enrico Berlinguer nelle Brigate Rosse, grazie
ad un accordo tra il Senatore Ugo Pecchioli, Dirigente della Sezione Problemi dello
Stato del Pci, e il Generale, che porterà, con l’«Operazione Olocausto», articolatasi
per 10 anni con operazioni cadenzate in coerenza con le attività della banda arma-
ta, allo smantellamento della Colonna romana. La vicenda dell’infiltrato, nota da
tempo ma sempre confinata nelle dicerie, trova conferma nelle recenti rivelazioni del
Colonnello dei Carabinieri Domenico Di Petrillo , all’epoca Addetto della Sezione
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Anticrimine di Roma, il quale riferisce che un militante del Pci – nome in codice
272 «Fontanone – fu presentato da Pecchioli al Generale dalla Chiesa, il quale lo affidò
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dapprima al Capitano dei Carabinieri Umberto Bonaventura e, poi, al Capitano Di
Petrillo. Quest’ultimo precisa che la strada imboccata dal Pci, certamente singolare,
era motivata dall’intenzione di contrastare con maggior decisione il partito armato,
anche a seguito dell’omicidio, nel gennaio 1979, di Guido Rossa, operaio dell’Italsider
di Cornegliano (GE), sindacalista della Cgil, ucciso a Genova mentre usciva di casa
per recarsi al lavoro, perché responsabile di aver denunciato un collega che aveva
diffuso volantini delle Bierre nello stabilimento ove entrambi lavoravano.
Il Capitano Domenico Di Petrillo, il 24 maggio 1978 giunse alla Sezione Anticri-
mine Carabinieri di Roma, comandata dal Capitano Mario Mori, colà destinato
immediatamente dopo il sequestro Moro. È bene precisare al riguardo che, nel pe-
riodo tra dicembre 1977 e il 16 marzo 1978 (giorno del sequestro Moro), la Sezione
Anticrimine di Roma non aveva potuto disporre di una guida continua in quanto il
Capitano Luciano Seno era stato trasferito al Battaglione Carabinieri «Lazio» per
il prescritto periodo di comando e i due Ufficiali che assunsero provvisoriamente il
Comando della Sezione non avevano uno specifico background nel settore antiter-
rorismo. Il Capitano Di Petrillo aggiunge, oggi, che trovò un Reparto sottorganico,
probabilmente perché il fenomeno terroristico era ampiamente sottovalutato da tutti
gli ambienti, investigativi e giudiziari, romani. Anche l’archivio era piuttosto scarno di
precedenti specifici, nonostante la Sezione operasse già da oltre due anni. Di Petrillo
applicò il «metodo dalla Chiesa», consolidando un approccio da polizia di sicurezza,
sebbene con gli strumenti tipici della polizia giudiziaria. «Ritengo che l’operazione
(“Olocausto”) sia stata portata avanti efficacemente, l’abbiamo imparata prendendo
schiaffi e quindi imparando bene dagli errori; l’abbiamo imparata facendola e ve-
dendo qual era il metodo migliore per smantellare l’organizzazione, non inseguendo
i singoli episodi, ma cercando di individuare, attraverso gli episodi, l’organizzazione
per smantellarla» . In merito all’infiltrazione della fonte «Fontanone», Di Petrillo
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riferì – sempre nel corso dell’audizione del 19 giugno 2017 – che
verso la fine del 1979 […] la Sezione Anticrimine Carabinieri di Roma fu interes-
sata ad una attività investigativa che nasceva da una infiltrazione di un militante del
PCI all’interno delle Brigate Rosse. Era stato incaricato di questa gestione il Capitano
5 Dal libro D. Di Petrillo, Il lungo assedio, Melampo, Milano 2018.
6 Il nome in codice sarebbe stato attribuito in relazione al fatto che il Cap. Bonaventura, incari-
cato per primo di gestire la fonte informativa, si incontrasse con lui nei pressi della fontana del
Gianicolo.
7 Audizione della Commissione Parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo
Moro XVII Legislatura, 19 giugno 2017.