Page 297 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
c. un’ulteriore evidenziazione delle connessioni interno-esterno carceri, per «con-
tenere» la proliferazione dell’attività di proselitismo, volta a dare significato e
copertura politica anche alla criminalità di più basso livello.
Gli obiettivi a più ampio respiro si identificavano nella individuazione e nella neutra-
lizzazione delle «menti», allignate ancora in ambienti universitari nonché all’interno
di molti industriali, vero termometro dello sviluppo socio-economico del Paese.
Nello stesso contesto ci si prefiggeva di meglio «penetrare ed esaltare» – a livello
nazionale – le strutture organizzative superstiti o in via di riorganizzazione, special-
mente nelle loro espansioni operative verso il sud della penisola.
Mentre il raggiungimento di taluni obiettivi è stato ampiamente garantito, come, fra
l’altro, emergerà dalle pagine che seguono, altri non hanno potuto essere compiuta-
mente realizzati o consolidati, anche per non aver sempre avvertito d’intorno quella 293
auspicata «unitarietà» e univocità di indirizzo e di azione, che doveva costituire il
presupposto indispensabile, onde garantire un fronte più compatto e determinato
nell’aggredire il «fenomeno» del terrorismo.
A fronte di tutto ciò, particolare valore assumono, quindi, i risultati raggiunti nel
periodo preso in esame (nel complesso più che raddoppiati rispetto al semestre pre-
cedente) in tutti i peculiari e non scindibili settori dell’attività.
Fra l’altro le indagini hanno portato:
– all’incriminazione e all’arresto di oltre 130 persone; tra queste, 8 latitanti, ivi
compresi elementi quali Leoni Andrea, Gemignani Roberto e Panichi Francesco,
«perni» non sempre e inspiegabilmente oggetto – in passato – di ricerche serrate,
anche in un «habitat» loro consueto;
– alla scoperta di altre nove basi (operative e logistiche) che, afferenti a più organizzazioni
eversive, hanno permesso di acquisire elementi validi e una migliore compressione del
fenomeno, ovvero di annientare sul nascere nuovi gruppi armati, già responsabili di
azioni terroristiche (vds. Ferimento del medico delle carceri di Milano);
– alla raccolta progressiva e concreta di prove a carico di molti docenti universitari
e non, fino a conseguire l’arresto di ben 20 elementi;
– al perseguimento e alla disarticolazione di tutte le «sigle» comparse nella più vasta co-
stellazione del terrorismo, ben al di là dei dati schematici riassunti sugli specchi allegati;
– all’arresto, in particolare, di 35 appartenenti alle BR, di 24 militanti di Prima Linea,
di personaggi chiave delle F.C.C., di 7 esponenti delle U.C.C., di militanti in A.R., di
altri che, rivelatisi con sigle diverse (Squadre, Ronde ecc.) facevano capo – di fatto – alle
più grosse organizzazioni, di 13 appartenenti all’eversione di estrema destra.
Ma giova aggiungere e sottolineare come più volte si fosse sostenuto da parte di questo
Ufficio che la lotta intrapresa contro il fenomeno del terrorismo doveva attingere il
suo maggior rigore all’elemento psicologico; quasi che da un lato, fosse la necessità
di contenere e combattere l’eversione sul suo stesso terreno: ma, dall’altro, che i ri-
sultati da conseguire – molto al di là di statistiche e dati numerici – dovessero mirare
a traumatizzare le strutture portanti dell’eversione sui fronti organizzativo, logistico,
operativo e anche politico, fino a intaccarne la credibilità e anche il mito in seno
all’opinione pubblica oltre che nelle stesse file dei fiancheggiatori e dei simpatizzanti.
Oggi può dirsi, in sintesi, che:
a. laddove lo Stato appariva in istato di soggezione di fronte all’impenetrabilità e alla
aggressività delle organizzazioni eversive, sono emerse, invece, la certezza e la fiducia
nella legge e nelle Istituzioni;
b. laddove queste ultime apparivano in difficoltà nel percepire il «fenomeno» come tale
e non più quale sommatoria di episodi, da qualche tempo hanno saputo penetrare