Page 299 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
«[…] i risultati non sono mancati e se si parte dal 13 settembre (1978) , dal 1° ottobre ,
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20 Il 13 settembre 1978, le Forze dell’ordine irrompono in un appartamento di via Negroli 30/2, in
Milano, traendo in arresto Corrado Alunni, terrorista delle Formazioni Comuniste Combattenti.
Nel covo furono rinvenute numerose armi da fuoco, materiale esplosivo e documentazione, poi
utilizzata per far luce sulle attività di quel movimento terroristico.
21 Si tratta dell’irruzione di via Monte Nevoso, che assurgerà agli onori della cronaca nel 1990.
«Vorrei subito andare al nocciolo dell’operazione del 1° ottobre 1978. Direi che è stata l’unica che
ha conseguito un pieno successo, in relazione al compito che tutti ci si era preposti. In quell’oc-
casione, per la prima volta, ed è rimasta unica nel giro di tre anni, sono stati trovati documenti
riferentesi al sequestro dell’Onorevole Moro. Per la prima volta sono stati presi dai miei Reparti
tre uomini che facevano parte – su quattro – dell’esecutivo, quello che aveva determinato la strage
di via Fani. È stato trovato, sempre dai miei Reparti, il MAB che impugnava Moretti nella famosa
circostanza. Tutto questo senza la confessione di Peci. Ed il fatto del 1° ottobre 1978 è nato ben 295
diversamente da come lo si è voluto vendere! Capisco che ormai noi viviamo di fantasia; ma,
insomma, i fatti sono questi! Tutto è nato da un lavoro svolto al “corpo” di Azzolini. Infatti, avendo
lui smarrito un borsello a Firenze nel luglio del ’78 (avendolo lasciato su un tram), una vecchietta
prese questo borsello e lo consegnò al conducente, il quale vi guardò dentro, vide una pistola e
si affrettò a consegnarlo alla Stazione dei Carabinieri di Castello di Firenze. Naturalmente, si
mise in moto la Sezione Anticrimine (Carabinieri) di Firenze, che mandò un certo Brigadiere
Negroni a Milano, presso i colleghi della Sezione Anticrimine, per cercare di stabilire, attraverso
i documenti sequestrati, qualcosa che potesse ricondurre a questo signore. E dico a Milano, per-
ché c’era anche una carta di circolazione intestata ad un motociclo marca Garelli che risultava
venduto a Milano, si era appreso cioè dalla concessionaria che quel numero di telaio era della
ditta che vendeva questi motocicli a Milano. Il titolare di questo negozio di motocicli confessò di
aver venduto questo motociclo senza registrarlo perché apparteneva ad uno stock di motocicli
ormai scaduti, fuori del tempo, e che non poteva, non avendo fatto un regolare contratto di com-
pravendita, mostrare chi poteva avere scritto il nome alla base di un atto. Senonché, intervenne
il commesso e ricordò ai nostri Militari che questo motociclo lo aveva visto in quella zona e che
era disponibile per accompagnare esattamente nelle strade in cui il mezzo era stato notato; era
nella zona di Lambrate perché anche il negozio mi sembra, graviti in quella zona. Una serie di
appostamenti condussero verso la fine di agosto a stabilire che l’Azzolini faceva capo ad un de-
terminato palazzo. Parlo di agosto, quando l’antiterrorismo da me diretto non esisteva, esisterà
soltanto dal 10 settembre in poi, se n’è parlato sì ai primi di agosto e direttamente potevo aver
preso contatti perché sapevo come sarebbe andata; ma non ne ero investito. Sottoposi, comunque,
ai miei futuri collaboratori l’opportunità, anziché prendere soltanto l’Azzolini, nel caso fosse ap-
parso presso quel numero civico, di aspettare e vedere se, allo stesso numero, facevano capo altri,
se era possibile di fotografare quelli che entravano. Le foto sono lì, ce n’è una serie da consultare
per vedere che nel tempo abbiano trovato chi entrava, anche la Mantovani (era già domenica
pomeriggio quando si vide entrare Nadia Mantovani). Allora io, entrato a pieno ritmo nel lavoro,
dissi: “La prossima domenica operiamo perché a noi basta che sia la cosiddetta moglie di Curcio
e l’Azzolini, che è certamente uno degli esponenti delle Brigate Rosse; troveremo certo qualche
altro; tentiamo, anche perché nel frattempo, attraverso pedinamenti che erano nati, si era arrivati
in via Pallanza dove c’era un’altra base, dove trovammo il Savino che faceva parte della colonna
Walter Alasia. C’era un altro covo dove ci aveva portato lo stesso Azzolini attraverso una serie di
giri quindi avevamo tre covi contemporaneamente da prendere in considerazione quel mattino.
Predisposi le cose affinché il mattino del 1° ottobre tutti e tre gli obiettivi venissero presi di mira.
Il giorno prima dell’intervento, per chiarire alcuni dubbi affacciati a questo proposito, conversai
con il Procuratore della Repubblica di Milano per preannunciare questa azione. Ci vedemmo
in un terreno neutro, se può essere chiamato così, il Circolo Ufficiali; proprio per non far vedere
che ero presente a Milano, per non suscitare stimoli alle solite fantasie e sottrarmi, quindi, alle
curiosità di quanti avevano interesse a notarmi; sabato o venerdì, non so, il Procuratore Gresti
gentilmente venne da me. Spiegai l’operazione da compiere, c’erano tre o quattro indirizzi nei
quali avremmo esercitato un’azione contemporanea; ne prese atto e aspettò. Per sottrarmi all’am-
biente milanese e perché non fossi notato, me ne andai ad Alessandria; collegato con opportuni
mezzi di trasmissione, seguii da Alessandria lo sviluppo dell’operazione che venne impostata nella
notte; la riunione di tutti gli Ufficiali e i Sottufficiali che dovevano prendere parte all’operazione
(per quel riserbo che troppo spesso mi si addebita ma che ritengo sia la medicina migliore) venne
fatta alle 19,30 prima e poi alle 23, alle 23 per cambiare nome della maglia di trasmissione che
doveva collegare tutti i mezzi ai fini di una sicurezza ulteriore.