Page 304 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
l’incarico di ristrutturare l’immobile a un muratore, questi, nel rimuovere un pannello
di cartongesso al di sotto di una finestra, individuava un vano nascosto, all’interno
del quale rinvenne armi, munizioni, un’ingente somma in contanti e, soprattutto,
numerosi documenti che, a un attento esame del personale della Digos di Milano
e del Sostituto Procuratore della Repubblica Ferdinando Pomarici, risultarono una
copia più estesa della versione del c.d. «Memoriale Moro» rinvenuto in precedenza
dai Carabinieri.
Il Capitano Roberto Arlati, in servizio alla Sezione Carabinieri Antiterrorismo di
Milano, incaricato delle indagini che condussero in via Monte Nevoso n. 8, riferi-
rà: «Azzolini era un latitante, un brigatista regolare come si usa dire, nel senso che
era a tempo pieno, una primula rossa, ossia un brigatista di un certo livello. Così,
cominciammo a stabilirci due o tre persone in maniera alternata di fronte al civico
300 8 di via Monte Nevoso. In tutto questo lasso di tempo, io e il mio ufficio avevamo
cambiato dipendenza, ossia dall’ufficio anticrimine alle dipendenze del Generale
dalla Chiesa all’antiterrorismo». Al mattino del 24 settembre 1978, subentra un’altra
novità nello sviluppo delle indagini: «Intorno alle 12:30 il fotografo chiamò in ufficio
e disse che stava entrando nell’appartamento una donna che non aveva mai visto
e che poi venne identificata come Nadia Mantovani che si era data anche lei alla
latitanza» (dal 29 luglio precedente). A questo punto, il Gen. dalla Chiesa optò per
un blitz in grande stile che colpisse contemporaneamente tutte le basi delle Brigate
Rosse. In via Monte Nevoso, i Carabinieri del Cap. Arlati sapevano che, come nelle
precedenti domeniche, Lauro Azzolini sarebbe uscito alle ore 8:00 per recarsi a
Firenze (verosimilmente, come si scoprirà in futuro, per partecipare a riunioni della
Direzione strategica delle Bierre che avevano luogo nel capoluogo toscano) e difatti
così avvenne anche quel 1° ottobre 1978. Azzolini venne immediatamente fermato e
tratto in arresto. Contestualmente, altri militari penetrarono all’interno dell’edificio
e bussavano alla porta del covo ove troveranno altri due brigatisti (Franco Bonisoli ,
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membro del Comitato esecutivo e ricercato per la partecipazione all’eccidio di via
Fani e al sequestro di Aldo Moro, e Nadia Mantovani, i quali si arresero senza op-
porre resistenza. Sull’irruzione dei Carabinieri, Franco Bonisoli dichiarerà: «Nadia
Mantovani mi disse: ecco, sono arrivati. Lei venne già arrestata in condizioni simili
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in via Maderno a Milano con Curcio [nel gennaio 1976, qualche mese dopo la
rocambolesca fuga dal carcere di Casale Monferrato] e fece una smorfia e un’escla-
mazione come per dire un’altra volta! Il tutto si è svolto in un attimo, hanno battuto
alla porta, urlando: Carabinieri, aprite. Anche la Nadia, memore dell’esperienza
passata, ha fatto cenno di aprire senza opporre resistenza, perché non c’era niente
da fare. Così decidemmo semplicemente di arrenderci e di aprire».
In proposito, appare utile ripercorrere alcuni passaggi dell’audizione del PM che
intervenne in via Monte Nevoso il 1° ottobre 1978, il Dott. Pomarici, apparso il 1°
marzo 2000 innanzi alla Commissione unitamente al Dott. Armando Spataro. In re-
altà, i due Magistrati avevano chiesto e ottenuto di essere ascoltati dalla Commissione
dopo che, il 27 gennaio 2000, a distanza di circa 22 anni dalla scoperta del covo, un
Consulente della Commissione aveva depositato una relazione che alimentava vecchi
e nuovi misteri e proponeva all’opinione pubblica ulteriori inquietanti ipotesi. Alla
prima domanda del Presidente Giovanni Pellegrino circa la veridicità del rapporto
dei Carabinieri di Milano sull’individuazione del covo via Monte Nevoso, il Dott.
Pomarici riferì testualmente:
26 Membro della Direzione strategica e del Comitato esecutivo delle Brigate Rosse, nome di
battaglia Luigi.
27 Con cui ebbe una relazione sentimentale dopo la morte di Mara Cagol, caduta in un conflitto
a fuoco con i Carabinieri di Acqui Terme, in località cascina Spiotta, il 5 giugno 1975.