Page 309 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
Il Col. Bonaventura raccontò:
Il 1° ottobre (n.d.r. 1978) mi trovavo in via Olivai (n.d.r. in Milano), avviene il conflitto
a fuoco e quello che ho già spiegato; dopodiché mi reco in via Monte Nevoso, dove
comincia la perquisizione. Mi reco in sede e, mentre sono lì, mi chiama l’Ufficiale del
gruppo responsabile della perquisizione. Ricordo che furono istituiti dei gruppi misti,
composti da personale dell’Anticrimine e personale del Nucleo Operativo; il concetto
fondamentale era che non si usciva se non si finiva di verbalizzare, anche se certo non
pensavamo che ci fosse tanto materiale a via Monte Nevoso. Il collega mi informa che
sono state ritrovate delle carte di Moro. Ne parlo e me le faccio mandare. È chiaro che
il Generale dalla Chiesa le ha viste e le avrà portate senz’altro a Roma; però escludo nel
modo più assoluto e tassativo che qualcosa sia stato sottratto, come mi sembra si voglia
sottintendere […] Il collega Arlati mi dice di aver trovato diverso materiale su Moro; 305
lo riferisco e me lo faccio mandare. Facciamo delle fotocopie. […] Si. Facciamo delle
fotocopie, le diamo al Generale dalla Chiesa, e poi questo materiale ritorna nel covo
per fare la verbalizzazione. Lo dico tranquillamente, senza alcun problema.
Il 7 giugno 2000, a premessa dell’audizione del Dottor Gabriele Chelazzi, Sostituto
Procuratore Nazionale Antimafia, all’epoca dell’irruzione in via Monte Nevoso n. 8
Sostituto Procuratore della Repubblica presso il Tribunale di Firenze, il Presidente
della Commissione Parlamentare, Sen. Giovanni Pellegrino, riassumeva al Magistrato
fiorentino «il punto di arrivo degli accertamenti della Commissione su via Monte
Nevoso». Proseguendo, affermava:
“La vicenda può essere ricostruita nel seguente modo, sulla base di quello che abbia-
mo accertato. Su un autobus di Firenze viene smarrito un borsello. In questo borsello
vengono rintracciate un’arma da guerra e documenti che sembravano riferibili ad
un uomo del terrorismo di sinistra, ad un uomo delle Brigate Rosse. Naturalmente, il
ritrovamento del borsello fa aprire presso l’Autorità Giudiziaria di Firenze un fasci-
colo penale, sia pure contro ignoti, stante, fra l’altro, il possesso di un’arma vietata, di
un’arma da guerra. L’utilizzazione intelligente e rapida di alcuni indizi che erano nei
documenti ritrovati all’interno del borsello consente ai Carabinieri lo sviluppo di un’in-
dagine che, svolgendosi presso uno studio dentistico di Milano e presso un rivenditore
di motoveicoli, consente di individuare con sufficiente precisione nel brigatista (n.d.r.
Lauro) Azzolini il distratto possessore del borsello smarrito a Firenze. L’individuazione
di un ambito cittadino frequentato da Azzolini consente l’individuazione dello stesso
Azzolini, con lunghi e attenti pedinamenti a suo carico, che portano a rintracciare altri
due covi. Questa è l’attività investigativa che precede il blitz del Generale dalla Chiesa
il 1° ottobre 1978.
Dai nostri accertamenti abbiamo appreso anche che tutto ciò non viene per intero
trasfuso nel rapporto di polizia giudiziaria che viene poi allegato al fascicolo della
scoperta del covo di via Monte nevoso, che costituisce, per un certo periodo, la verità
ufficiale sul ritrovamento del covo e rifluisce, per esempio, anche nella prima sentenza
Moro, la cosiddetta sentenza Santiapichi. Le ragioni di questa non piena corrispon-
denza del rapporto di polizia giudiziaria rispetto allo svolgimento intero delle indagini
ci sono state giustificate dai Dottori Pomarici e Spataro durante le loro audizioni come
avvenute, anzitutto con il consenso dell’autorità giudiziaria e poi dettate dalla neces-
sità di proteggere l’identità dei testimoni che sia presso la rivendita di motoveicoli sia
presso lo studio dentistico avevano consentito l’identificazione del brigatista Azzolini.
Il nostro non è un organismo giudiziario, ma parlamentare e politico: a mio parere,
questa ragione è giustificata, non, come sarebbe stato pure opinabile, sospettabile da
parte nostra. Siamo stati accusati di aver messo in dubbio la figura del Generale dalla