Page 310 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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alfonso manzo
Chiesa. C’era la necessità di coprire non un informatore o addirittura un infiltrato
ma l’identità di alcuni testimoni che vengono trattati come fonte informativa: questo
ha determinato lo scarto tra ciò che veramente è avvenuto e il rapporto giudiziario. Il
pensiero che ci fosse un informatore o un infiltrato si inserisce nell’ambito di ciò che noi
abbiamo addirittura il dovere di pensare o di sospettare; non si poneva minimamente
in dubbio la figura del Generale dalla Chiesa. Basterebbe per questo leggere i rapporti
di dalla Chiesa al Ministro Rognoni, che abbiamo esaminato durante l’ultima audi-
zione, dove lo stesso dalla Chiesa riconosceva come da un certo momento in poi, dopo
essere stato investito dei noti poteri straordinari, l’azione di penetrazione all’interno
delle Brigate Rosse si era avvalsa sia di informatori sia di infiltrati. Alcuni giorni fa ho
letto la seconda audizione del generale dalla Chiesa davanti alla Commissione Moro
dove esplicitamente Egli ha dichiarato di avere in mano un documento che non poteva
306 leggere per intero perché da quello sarebbe emerso il nome dell’infiltrato di cui ci si era
avvalsi per individuare il gruppo che poi portò all’individuazione di Peci. A mio avviso,
è pacifico e pienamente legittimo, dati i poteri di cui dalla Chiesa era investito, che ci
si sia avvalsi di fonti informative e di infiltrati. L’aver pensato che questo scarto fra la
realtà delle indagini, così come erano emerse dagli accertamenti, e il rapporto di polizia
giudiziaria fosse dovuto alla volontà di coprire un informatore o un infiltrato, non mi
sembra un sospetto che possa giustificare le reazioni che pure ha determinato. Però,
allo stato dei nostri accertamenti possiamo dire che a via Monte nevoso non si arriva
grazie ad un informatore né tantomeno grazie ad un infiltrato e che l’unica esigenza
fu quella di coprire l’identità di questi testimoni”.
“[…] Per completezza, direi che anche se i Dottori Pomarici e Spataro ci avevano assicu-
rato che non solo questo scarto tra rapporto di polizia giudiziaria e realtà delle indagini
per come si erano svolte era stato autorizzato e che l’intera vicenda di via Monte nevoso
si era svolta nella completa regolarità, in realtà l’audizione del Colonnello Bonaventura
ci ha consentito di accertare che almeno una irregolarità ci fu. Infatti, la documentazione
di Moro rintracciata in via Monte nevoso fu portata via dai Carabinieri da quel covo,
fotocopiata e poi rimessa al suo posto. Le fotocopie entrarono immediatamente nella
disponibilità del Generale dalla Chiesa. A questo proposito, vorrei dire che dei poteri
di dalla Chiesa faceva sicuramente parte la possibilità di acquisire immediatamente
cognizione della documentazione e di informarne direttamente il Vertice politico, per-
ché questo rientrava nei poteri di cui era stato investito, nella ‘clausola di ingaggio’,
però certamente il fatto che documenti così delicati siano stati rimossi dal luogo del
ritrovamento per essere poi riportati in via Monte nevoso e che di tutto questo non vi
sia traccia nel verbale di sequestro è certamente una ferita che apre spazio a dubbi, ma
non deve autorizzare a portare con facilità ad alcuna conclusione.
Poiché intorno a questa nostra attività – come sapete – si sono attivate una serie di
polemiche che hanno portato addirittura Deputati ad informare il Capo dello Stato di
questa nostra attività, tengo a precisare che centinaia di pagine della recente sentenza
di Palermo che ha assolto il Senatore Andreotti dimostrano – a mio avviso – come il
dubbio che intorno a tutta questa vicenda era stato sollevato dalla procura di Palermo
non era fondato. Direi anzi – se posso esprimere un giudizio, sia pure sommessamen-
te – che era anche sbagliata l’ipotesi di indagine, perché scartava dall’albero delle pro-
babilità. Infatti, l’ipotesi accusatoria nei confronti di Andreotti, che si è sviluppata sia
a Palermo sia a Perugia, partiva dal presupposto che fra le carte dattiloscritte ritrovate
in via Monte nevoso nel 1978 e le fotocopie del manoscritto ritrovate nel 1990 dietro
il muro non ci fosse una piena coincidenza; che quindi il dattiloscritto fosse stato in
qualche modo ridotto di dimensioni rispetto al manoscritto fotocopiato e che questa
riduzione fosse avvenuta perché le parti sottratte al dattiloscritto accusavano il Senatore
Andreotti (qui lo scarto dell’albero delle probabilità diventa più netto); che di queste
carte il Generale dalla Chiesa si fosse impossessato per avere un’arma di pressione nei