Page 305 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
P. 305
Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
[…] dovrei rispondere che è vero ma è falso. Se voi vi volete attestare su un dato pura-
mente formale, è sicuramente un rapporto falso per omissione. L’unico dato falso, per
affermazione, è quello relativo all’occasionale individuazione di Azzolini nella zona
di Lambrate come giovane che aveva attirato sospetti per la sua andatura. È l’unico
dato oggettivamente falso. Per il resto non c’è notizia falsa, ma si omettono solamente
alcuni dati precedenti l’inizio dei pedinamenti di Azzolini. Questa è la risposta formale
[…] Perché succede che il rapporto del 13 ottobre 1978 nasconde tutto quello che è
successo, che è effettivamente corrispondente alla versione fornita dal Gen. Bozzo, salvo
un piccolo particolare dei pretesi contrasti tra la Sezione Anticrimine di Milano e il
Reparto Operativo dei Carabinieri di Milano di cui poi dirò. Il motivo è molto semplice,
e cioè effettivamente viene trovato questo borsello. Attenzione, io parlo per conoscenza
diretta personale alla data del 1° ottobre 1978, data in cui intervengo come Pubblico
Ministero in più posti contemporanei, cioè in via Monte Nevoso e, successivamente, 301
in via Pallanza, dove c’era l’altro covo e dove vi fu il ferimento ed il conflitto a fuoco
tra Savino ed il Vice Brigadiere Crisafulli e poi, successivamente, il 2 ottobre in via
28
Buschi ove era la tipografia. Immediatamente vengo informato dell’accadimento reale
delle cose. Il tutto nasce dal rinvenimento di quel borsello. Il contenuto di quel borsello
è univoco: Beretta 7,65, matricola abrasa; documentazione sicuramente risalente ad
esponente delle Brigate Rosse; certificato di un ciclomotore e tessera sanitaria di uno
studio dentistico di Milano che fa ritenere che quindi quella persona viva o comunque
abbia frequentato la città di Milano. È l’unico dato, oltre quello del ciclomotore che do-
vrà poi essere sviluppato, che induca immediatamente l’attenzione sulla città di Milano.
A quel punto, il Presidente chiese: «Tutto questo le viene raccontato fuori dal rappor-
to?» e Pomarici rispose: «Fuori dal rapporto, la collaboratrice dello studio dentistico
conferma che loro cliente era questo signor Gatelli, che si scopre essere un nome falso,
di fantasia, ne dà una descrizione fisica: lo descrive come un giovane sui trent’anni,
atletico, alto 1,85 m circa, barba e baffi, viso dal colorito scuro […]».
Il Presidente Pellegrino intervenne ancora: «Cerchiamo di capire che cosa le hanno
raccontato i Carabinieri perché lei tutto questo lo sa perché glielo raccontano; quindi
i Carabinieri non lo scrivono nel rapporto».
Pomarici:
Non lo scrivono e le spiego il perché. I latitanti delle Brigate Rosse all’epoca noti, cono-
sciuti, erano non oltre dieci. Presidente, secondo lei, quando io ritengo che un borsello
sia attribuibile ad un latitante, mi viene fatta una descrizione di questo latitante, ho
dieci fotografie di latitanti delle Brigate Rosse, cosa esibisco a chi me lo può ricono-
scere? Quelle dieci fotografie… Il problema è un altro: forse qui si dimentica che cosa
erano le Brigate Rosse a quell’epoca. Forse qui si dimentica che Guido Rossa è stato
ucciso solamente perché andava a dire agli operai in fabbrica che non dovevano stare
dalla parte delle Brigate Rosse. Qui si tende forse a non pensare che c’era l’esigenza di
salvaguardare l’incolumità di Oppici Marisa, della Dottoressa Montebello (n.d.r. colla-
boratrici dello studio dentistico di cui sopra) e del Crea, proprietario dell’officina, che
28 Il 1° ottobre 1978, nell’ambito della stessa operazione antiterrorismo che aveva portato i Ca-
rabinieri della Sezione Anticrimine di Milano alla scoperta del covo di via Monte Nevoso, viene
scoperto il covo di via Pallanza ove, dopo un conflitto a fuoco in cui rimase gravemente ferito
il Brigadiere dei Carabinieri Crisafulli, vengono arrestati il brigatista latitante Antonio Savino
e Biancamelia Sivieri. Il Brig. Carmelo Crisafulli verrà insignito, il 21 aprile 2010, della Meda-
glia d’Oro di Vittima del terrorismo, con la seguente motivazione: «Per gli alti valori espressi
nell’attività prestata presso l’Amministrazione di appartenenza nell’evento occorso in Milano il
1° ottobre 1978 quando, durante un’operazione di polizia, rimase ferito da alcuni colpi di pistola
esplosi da terroristi delle Brigate Rosse».