Page 301 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
fortuna che ci assistette, perché in tasca ad uno di questi avevamo trovato il biglietto
Napoli-Latina. Rinvenuta, così, una macchina senza proprietario, ci dicemmo: torne-
ranno (così, infatti, è accaduto qualche volta sia per i covi, sia per qualche base)! E in
effetti, dopo un’attesa di due giorni, si presentò Ceriani Sebregondi con la chiave della
macchina a ritirarla: era proprio la macchina che era servita per l’omicidio”.
“[…] Ecco perché salto a piè pari un anno per arrivare a Torino, e cito Torino perché
è la conclusione di un arco che si riferisce a via Fani. In questo senso: che dopo gli
interventi di Milano (Patrica fa caso a sé, però poi stranamente troviamo la Biondi e
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il Valentino a Torino, inseriti nelle BR), quindi Torino aveva una sua importanza, sia
perché c’era stato l’arresto, nel gennaio-febbraio precedenti, di una serie di rappresen-
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tanti autorevoli delle BR; parlo della Coi, delle sorelle Cadeddu (una delle quali poi
è stata rimessa in libertà perché riconosciuta non responsabile), parlo di Mattioli, che 297
si rese latitante e che venne preso più tardi, parlo della Ingeborg , della tedesca che
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faceva parte di questo gruppo. Quindi c’era la certezza, attraverso i tre covi trovati in
quell’occasione, che la colonna piemontese fosse veramente ancora attiva. Sempre in
primavera la Questura arresta Acella e Fiore, che fanno parte anche loro degli esponenti
delle BR: arriviamo all’operazione sul covo di Nichelino (TO) con l’Innocenzi e il suo
prestanome, impiegato d’Ivrea, il Battagina. Insomma c’era una continuità nel ’79 in
cui si dimostra che a Torino l’efficienza delle BR non si andava deteriorando, non si
riusciva a smaltire e, quindi, concentrai in quella città ogni attenzione nell’autunno del
1979. Ecco l’infiltrato. Lì ci fu l’infiltrato che partì con due o tre personaggi e che mise
a nudo, forse per la prima volta, che le BR, accusate spesso di aver ignorato la fabbrica,
di essere sì operaiste ma di avere ignorato la fabbrica, cioè di non conoscere l’operaio
sociale, invece erano presenti, quasi massivamente nelle prevedibili proporzioni, in
seno alle fabbriche torinesi”.
“Allora compresi perché non trovavamo più indizi all’esterno [si riferisce all’efficienza
delle Brigate Rosse a Torino]. Ci rivolgemmo, quindi, in quella direzione fino a quando
con attenta penetrazione o infiltrazione (chiamiamola così per essere onesti), in seno
alle Brigate Rosse, arrivai ad avere davanti a me nove o dieci personaggi; tra questi,
e siamo tra novembre e dicembre (1978), compaiono anche Peci e Micaletto. Com-
pare Peci perché, analizzando e raffrontando fotografie precedenti, anche se non più
recenti, la sua fotografia, scattata in esterni, fu mandata a San Benedetto del Tronto,
Ripatransone, in visione ad amici di un tempo, e alcuni nostri stessi sottufficiali del
luogo che, ormai in congedo, l’avevano conosciuto prima. Avemmo così la conferma
di nostri convincimenti; insomma, Peci andò e tornò come Peci. Per Micaletto invece,
23 Per errore, i terroristi uccisero anche un loro compagno, il 24enne Roberto Capone. Secondo
i terroristi, la colpa del Dott. Calvosa era stata quella di aver emesso un mandato di comparizio-
ne nei confronti di 19 operai di una fabbrica tessile della zona, accusati di violenza privata. Per
questo delitto, il 27 novembre 1979, la Corte di Assise de l’Aquila inflisse un ergastolo a Nicola
Valentino e Maria Rosaria Biondi e assolse per insufficienza di prove Paolo Ceriani Segrebondi.
Il 5 dicembre 1980, però, la Corte di Assise d’Appello condanna tutti e tre all’ergastolo. Ceriani
Segrebondi evase dal carcere di Cuneo e nel 1989 fu assolto, con altri 252 brigatisti dalla seconda
Corte di Assise di Roma.
24 Il 15 dicembre 1979 vengono arrestati Giuseppe Mattioli, Vincenzo Acella e le sorelle Carmela
e Claudia Cadeddu, accusate di concorso in omicidio per l’uccisione delle Guardie di Pubblica
Sicurezza Salvatore Lanza e Salvatore Porceddu, impegnati in un servizio di vigilanza nei pressi
del carcere «Nuove» di Torino. Mattioli riesce a far perdere le sue tracce ma, successivamente, è
arrestato dopo una brillante operazione dei Carabinieri guidati dal Gen. dalla Chiesa che porta
altresì alla individuazione di covi, materiali e all’arresto di altri brigatisti.
25 Si tratta di Ingeborg Iohanna Khitzler, cittadina tedesca, arrestata in un covo in Torino il 27
gennaio 1979 insieme ad altri 5 brigatisti, tra cui Maria Rosaria Biondi e Nicola Valentino, questi
ultimi coinvolti nella strage di Patrica (FR).