Page 321 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore  del servizio di sicurezza


                                              numero rilevante di covi brigatisti: un colpo durissimo all’organizzazione terroristica
                                              e decisivo per l’annientamento della stessa.
                                              Naturalmente, anche sulla collaborazione di Patrizio Peci si contrapposero i soli-
                                              ti due fronti, quello degli intransigenti e quello dei possibilisti. In quel frangente,
                                              nell’impenetrabilità delle Bierre si aprì uno squarcio, in quanto la sola possibilità di
                                              ricevere sconti di pena per chi collaborava indusse molti brigatisti a iniziare a fare
                                              dichiarazioni alla Magistratura.
                                              Il pentimento di Peci, e le varie operazioni che ne scaturirono, pur colpendo grave-
                                              mente l’organizzazione, non determinarono la cessazione dell’attività terroristica.
                                              Tra la fine del 1979 e l’inizio del 1980, infatti, furono portate a termine ben sei azioni
                                              terroristiche omicidiarie (tre a Roma, uno a Milano, due a Genova) contro le Forze
                                              di Polizia. Quella di Milano in cui assassinarono 3 agenti di Polizia (8.1.1980) venne
                                              rivendicata con un volantino «… benvenuto generale…» rivolto al Generale dalla    317
                                              Chiesa, come a voler rispondere alla sua nomina a Comandante della Divisione
                                              Carabinieri Pastrengo in Milano.
                                              Tuttavia, di fatto, le discussioni interne derivanti dalla gestione del sequestro Moro,
                                              le ripercussioni derivanti dal pentimento e dalla collaborazione di Patrizio Peci che,
                                              non solo ruppe la tradizionale omertà, ma cominciò anche a insinuare ripensamenti
                                              in alcuni importanti militanti e nel movimento antagonista, l’arresto di brigatisti
                                              molto rappresentativi e coagulanti all’interno dell’organizzazione (es.: arresto di Ma-
                                              rio Moretti, elemento di vertice dell’intera organizzazione e membro del Comitato
                                              esecutivo delle BR – Milano 4 aprile 1981), le operazioni di polizia che cominciavano
                                              a infliggere colpi sempre più incisivi, finirono per sgretolare la compattezza organiz-
                                              zativa generando fratture e correnti.
                                              Si evidenziarono dapprima due «posizioni»: la prima fortemente legata a un ap-
                                              proccio rivoluzionario marxista-leninista, legato alla pratica BR prima maniera, si
                                              denomina «Brigate Rosse per la costruzione del Partito Comunista Combattente
                                              (Brpcc)», la seconda più movimentista focalizzata su posizioni di superamento della
                                              funzione di avanguardia del proletariato per costituirsi già come struttura politico-
                                              rivoluzionaria matura, tant’è che si definivano «Partito Guerriglia». Ne era l’artefice
                                              principale Giovanni Senzani, un criminologo che in precedenza aveva svolto il ruolo
                                              di consulente per il Ministero di Grazia e Giustizia per il settore carcerario, già re-
                                              sponsabile del Fronte Carceri all’interno delle BR. La sua intraprendenza, trascinerà
                                              la sua «frazione» nel vicolo cieco di una violenza sempre più fratricida e insensata
                                              che ne limitò le adesioni favorendo così il rapido smantellamento del suo «Partito»
                                              a seguito dell’operazione della Digos di Roma nel gennaio 1982. Storia breve, ma
                                              con omicidi eseguiti e progettati.
                                              Primo fra tutti il feroce e immotivato assassinio di Roberto Peci, sostanzialmente
                                              compiuto per «dare un segnale» dissuasivo a chi stesse valutando di pentirsi.
                                              In particolare, nel maggio 1981, secondo le dichiarazioni del titolare dell’abitazione
                                              ove verrà custodito Roberto Peci, Roberto Buzzati, 23enne irregolare del Partito
                                              Guerriglia, fu svolta una riunione cui parteciparono i brigatisti Stefano Petrella, Ennio
                                              Di Rocco, Natalia Ligas e Giovanni Senzani, oltre il padrone di casa. Nel corso di
                                              quell’incontro, Senzani indicò la necessità di dover procedere al sequestro di Roberto
                                              Peci, fratello di «Patrizio l’infame», con il malcelato scopo di far credere ai militanti
                                              che il pentimento di Patrizio era un’invenzione dello Stato per danneggiare il mito di
                                              impenetrabilità delle Brigate Rosse, affermando di avere informazioni certe sul suo
                                              ruolo nell’aver indotto il fratello Patrizio a dissociarsi e a collaborare con i Carabinieri
                                              del Gen. dalla Chiesa. Il Senzani avrebbe affermato che Patrizio Peci sarebbe stato
                                              arrestato nel dicembre 1979, rilasciato dal Gen. dalla Chiesa e infiltrato nelle BR sino
                                              all’arresto ufficiale. Alle flebili perplessità espresse dal Buzzati, quando venne deciso
                                              l’assassinio di Roberto Peci nonostante il suo interrogatorio avesse sostanzialmente
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