Page 317 - Carlo Alberto dalla CHIESA - Soldato, Carabiniere, Prefetto
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Il periodo da Coordinatore del servizio di sicurezza
che era di proprietà di tale Annamaria Ludmann, figlia di un Capitano di lungo
corso dal quale l’aveva ereditata.
Il 28 marzo 1980, alle ore 4 circa, il Gen. dalla Chiesa impartì l’ordine di irrompere
contemporaneamente in covi e basi logistiche ubicate in Biella, Torino e Genova.
Mentre a Torino e Biella venivano localizzate due basi logistiche e arrestati sei presunti
terroristi e fiancheggiatori, a Genova, in via Umberto Fracchia n. 12, i Carabinieri
operanti vennero fatti oggetto di colpi d’arma da fuoco, che attinsero all’occhio de-
stro il Maresciallo Rinaldo Benà, provocando la reazione dei militi che colpirono a
morte tre uomini e una donna: Riccardo Dura (nome di battaglia Roberto), Lorenzo
Betassa (Antonio), Piero Panciarelli (Pasquale) e Annamaria Ludmann (Cecilia).
Quest’ultima, figlia di profughi fiumani, risultò essere un’insegnante di francese di
trentatré anni, la cui identità come eversiva era sconosciuta alle Forze di Polizia,
probabilmente una fiancheggiatrice che risultava non aver mai partecipato ad azio- 313
ni di fuoco. Riccardo Dura era un ex militante di Lotta Continua, operaio presso
l’Italsider di Cornigliano (GE) e membro del comitato esecutivo delle Bierre, che
aveva partecipato ad alcune tra le operazioni armate più sanguinose messe in atto
dalla colonna genovese, tra le quali l’omicidio del Procuratore Francesco Coco (8
giugno 1976) e della sua scorta, e del sindacalista Guido Rossa (24 gennaio 1979), a
poca distanza da via Fracchia. Lorenzo Betassa, 28 anni, operaio della Fiat Mirafiori
e dirigente di primo piano delle Brigate Rosse, e infine Piero Panciarelli, 25 anni,
operaio della Lancia di Chivasso (TO) e uomo della colonna torinese trasferitosi a
Genova dopo essere sfuggito alla cattura nel gennaio 1979. All’interno del covo sa-
ranno ritrovate armi (2 mitragliatrici Sterling 9 parabellum, 1 fucile Franchi cal. 20,
5 pistole, 2 bombe a mano MK2, 2 mine anticarro, 2000 munizioni di vario calibro,
esplosivo al plastico) e uno schedario di oltre 3000 nominativi indicati come nemici
del popolo e potenziali obiettivi dei terroristi.
Alla Commissione parlamentare , il Colonnello Michele Riccio, che da Capitano
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Comandante della Sezione Anticrimine Carabinieri di Genova diresse personalmente
gli accertamenti preliminari e l’irruzione nel covo di via Fracchia, così descrive i fatti:
[…] Per cui dovetti intervenire alle 4 del mattino. Perciò, non potendo dire a quell’ora
del mattino sono il lattaio, quando sono giunto sul posto, ho bussato e ho detto: siamo
Carabinieri. Poi non sapevamo cosa avremmo trovato. La nostra paura appunto era
che strappassero i volantini BR. Quante volte ho fatto perquisizioni e, trovando resti di
volantini strappati, non avevamo elementi per arrestarli. Io non sapevo cosa avrei trovato
là dentro. Quando ho bussato alla porta e ho sentito chiudere – invece che aprire, la
persona alla porta ha chiuso a tre mandate – mi sono detto: qui va dentro, distrugge
tutto e il Generale dalla Chiesa mi ammazza, poi. Per cui ho fatto sfondare la porta,
perché avevo due Brigadieri che erano molto più alti di me, muniti di anfibi ai piedi,
per cui hanno sfondato la porta e ho trovato una spessa tenda, tipo quella del cinema,
che non faceva filtrare alcuna luce. Scostata, tutto era nel buio più profondo. Ho avuto
subito la sensazione che sarebbe stata una questione di pericolo. Infatti, ho detto: non
sparate. Siamo Carabinieri, perché pensavo […] che si arrendessero. Venivamo alle 4
del mattino. Poi io ero l’unico senza casco, perché mi dava fastidio, perché volevo sen-
tire quello che c’era intorno a me. Quelli, invece, hanno sparato subito. Al mio fianco
c’era il Maresciallo Benà. La prima cosa che ho visto è lui che cadeva all’indietro al
rallentatore come se fosse sott’acqua. L’ho visto cadere all’indietro. Ho detto in cuor
mio: caspita, questi sparano! Infatti, Benà era caduto per terra. Mi sono voltato verso
34 Commissione parlamentare di inchiesta sul rapimento e sulla morte di Aldo Moro, istituita con
legge 30 maggio 2014, n. 82.

