Page 353 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Pozzi, invece, disponeva di un vero passaporto brasiliano; era stato reclutato
                     dal capitano Tullio Recchia del S.I.M. a Marsiglia, specificamente per la missio-
                     ne in Sud America.
                        A Perfetto era stato fornito un falso passaporto al nome di Carlos E. Ridone.
                     Nativo di Napoli, aveva lavorato nel S.I.M. per molti anni e era un professioni-
                     sta ben conosciuto da De Renzi e Sirombo che, dopo l’armistizio, consigliarono
                     agli alleati la sua collaborazione, confidando in lui.
                        Anche Zaffanella, piemontese, da lungo tempo nell’intelligence, era stato do-
                     tato di un falso passaporto a nome di  José Carlos Trotti.
                        Zarco esibiva a sua volta un vero passaporto cileno: un trentenne di corpo-
                     ratura atletica, nato in Cile ma trasferitosi a Trieste nell’adolescenza. Era un
                     giornalista e critico sportivo, ottima copertura per collaborare con gli ufficiali
                     del S.I.M.
                        Al loro arrivo, Valli e Bonzo dovevano operare a Buenos Aires; Pozzi, a Rio
                     de Janeiro e Zarco a Santiago del Cile. Il loro compito principale era di monito-
                     rare i movimenti dei convogli anglo-americani.
                        A Rio de Janeiro, Pozzi conduceva una vita tranquilla senza dare adito a
                     sospetti. Era comunque noto ai Servizi americani e locali che manteneva il co-
                     stante contatto con Riccardo Prati, l’assistente dell’addetto militare e che in quel
                     tempo stava cercando di penetrare il S.I.S. inglese con grandi speranze di suc-
                     cesso, per essere inviato da quel Servizio in Italia e poter fare così il  doppio gio-
                     co. L’avventura del Pozzi finì rapidamente: dopo qualche tempo gli fu ordinato
                     di rientrare in Italia per aver minacciato di denunciare alle autorità argentine
                     Valli e Bonzo, indispettito dal fatto che non aveva ricevuto a Rio da Buenos Ai-
                     res il dovuto salario.
                        Nell’agosto 1942, per migliorare la rapidità nello scambio delle informazio-
                     ni, la Sezione Collegamenti del S.I.M. inviò due radio-trasmittenti al Prati a
                     Buenos Aires tramite corriere diplomatico da Madrid. Le radio erano per Valli
                     e Bonzo: due set a 40 watt di produzione italiana che vennero regolarmente
                     ricevuti. I due agenti, però, non riuscirono mai a mettersi in collegamento con
                     Roma e inoltrarono i loro messaggi attraverso Prati. I collegamenti furono,
                     pertanto, sempre molto difficoltosi.
                        Probabilmente era più attiva e meglio organizzata la rete degli italiani arden-
                     ti fascisti che riuscirono a inviare informazioni in Europa con una radio clan-
                     destina, finché non furono scoperti. Probabilmente a capo di questa organizza-
                     zione era il conte Edmondo di Robilant a Rio de Janeiro, giunto per la prima
                     volta in Brasile, in missione ufficiale, con la visita di Italo Balbo. Di Robilant
                     aveva ottenuto un impiego nell’Ala Littoria, divenuta poi Lati e rappresentava
                     la compagnia prima a Recife e poi nella capitale. Nel giugno 1942 i servizi della
                     Lati furono sospesi dal governo brasiliano, ma gli attenti osservatori americani
                     notarono che fu sempre corrisposto lo stipendio al rappresentante. C’era mate-
                     ria per sospettare.






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