Page 356 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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giunte notizie che i Servizi italiani stavano tentando di reclutare agenti a Lisbo-
na da inviare negli U.S.A., sia come passeggeri sia come membri di equipaggi,
su navi in partenza per i porti americani. In seguito gli investigatori compresero
però che gli italiani avevano deciso di fare affidamento solo su agenti che sareb-
bero arrivati come marinai imbarcati e non come falsi passeggeri, allo scopo di
poterli far permanere a lungo sul territorio americano e nei porti, dando a in-
tendere che cercavano un ingaggio sulle banchine, mentre osservavano, chiede-
vano e raccoglievano notizie. Questa dettagliata informazione era stata data da
due ‘marinai’ tedeschi giunti a New York, ai primi di aprile 1942, come membri
dell’equipaggio del mercantile svizzero SS ST CERGUE, proveniente da Geno-
va. In seguito ad un accurata perquisizione, gli agenti americani trovarono che
uno dei due, Hermann Peter Stahlder, aveva mappe e fotografie della fortezza
di Gibilterra. Dopo un serrato interrogatorio, lo Stahldter confessò che quel
201
201 Sui dettagli ripor- materiale era di proprietà di un altro tedesco a bordo, Rudolf Garvin Keller,
tati da giornali in-
glesi, v. NAUK, che confessò di aver aderito alle richieste di alcuni agenti italiani in Genova a
KV2/1174. fornire notizie militari su Gibilterra, ovviamente, dietro cospicuo compenso.
Ammise, inoltre, di lavorare per l’O.V.R.A e per il S.I.M. e di ricercare informa-
zioni militari e navali, fornendo altre interessanti notizie su alcuni aspetti della
rete italiana negli Stati Uniti.
Il 30 giugno 1942, denunciato per spionaggio ai sensi dell’Alien Registration
Act, Keller ammise in tribunale la sua colpa e la sentenza fu dura: sei anni di
reclusione. 202
202 NARA, RG 226, Il caso fu molto interessante per gli americani che fecero alcune deduzioni:
NND – 917171, 15 gli agenti italiani erano molti attivi a Genova, importante porto del Mediterra-
agosto 1942.
neo. Era noto che i membri degli equipaggi delle navi alla fonda non potevano
scendere a terra se non accompagnati da poliziotti italiani con i quali, dunque, i
marinai in libera uscita venivano a stretto contatto. Secondo quanto raccontato
dal Keller, durante una di queste uscite era stato contattato da agenti italiani,
con la complicità della Polizia e quindi da personale del S.I.M.
Tramite vari arresti e interrogatori, gli americani erano poi riusciti a farsi un
quadro preciso delle informazioni che gli italiani chiedevano ai loro agenti:
1. la posizione e il numero delle navi che partivano in convoglio;
2. la posizione delle navi da guerra, delle navi da pattugliamento e delle
navi guardiacoste;
3. le manovre e gli standard seguiti per entrare nei porti degli Stati Uniti:
4. i dettagli dei metodi di sorveglianza nei porti utilizzati dalla polizia ame-
ricana;
5. il numero di navi di tutti i tipi, incluse quelle da guerra, che si trovavano
ai lavori nei bacini di carenaggio, inclusi il nome e la sigla;
6. copie recenti del giornale ‘Il New York Times’ perché molte notizie su par-
tenze o arrivi di mercantili erano fornite proprio da quel quotidiano.
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