Page 361 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
P. 361
Alcune riflessioni conclusive
La ricerca esposta nelle pagine precedenti evidenzia, ancora una volta, che
da sempre è necessario per uno Stato proteggere i propri interessi: una volta
erano soprattutto quelli militari, per difendere i confini e il territorio metropo-
litano ma poi anche quelli economici, sociali, scientifici e industriali.
Per proteggere bisogna conoscere: scriveva Sun Tzu 2.500 anni fa nel suo
L’arte della guerra: “…C’è un detto ‘conoscere l’altro e se stessi – cento battaglie
senza rischi; non conoscere l’altro e conoscere se stessi – a volte vittoria, a
volte – sconfitta; non conoscere l’altro né se stessi… ogni battaglia è un rischio
certo…”
Il concetto d’intelligence si è evoluto e così il modo di condurre attività
informativa. Alla base, sempre e comunque, pur aiutata dalla tecnologia, c’è
l’abilità professionale dell’individuo al quale viene affidato il compito di svol-
gere questa attività.
Nel periodo considerato dal presente studio, due elementi storici importan-
ti sono da tener in conto per meglio comprendere e valutare la storia e l’attività
del S.I.M.: il fascismo e la sua implosione senza rivoluzione di popolo e la guer-
ra, anzi le guerre alle quali l’Italia ha partecipato nel periodo 1925-1945.
Dai documenti esaminati emerge una umanità varia non sempre rigorosa
nei comportamenti ma con numerosissimi esempi di dedizione e di coraggio,
specialmente nel periodo della Resistenza. La bilancia, complessivamente, pen-
de dalla parte positiva. Le debolezze umane sono note; più sconosciuti sono gli
atti quotidiani di coraggio per affrontare il rischio e tener fede al giuramento
prestato, con o senza un’uniforme, a beneficio del proprio Stato.
Le contraddizioni insite nello status ‘improvvisato’ di cobelligeranza eb- 204 Cfr. C. R. S. Harris,
204
bero la loro forte influenza sull’attività informativa. Era vero che la politica History of the Se-
cond World War…,
anglo-americana oscillava continuamente tra il considerare l’Italia o un ‘nemi- cit. p. 229.
co sconfitto’ o un ‘alleato’.
Nonostante queste premesse non certo positive, proprio con le parole di
alcuni rapporti anglo-americani del 1944, si può dire che la collaborazione fra
il controspionaggio italiano e quello alleato, sebbene sviluppatasi lentamente,
dopo circa un anno e mezzo, arrivò ad essere produttiva e leale, almeno da
parte italiana. Lo testimoniano l’incremento e le sempre maggiori responsabi-
lità che furono affidate al S.I.M.
La conoscenza che il personale italiano aveva del territorio e della sua storia
e soprattutto i trascorsi contatti con l’intelligence nazista costituivano un valo-
re aggiunto dal quale non si poteva prescindere.
Non sempre gli italiani del S.I.M. furono apprezzati in modo adeguato dai
Il s.I.M. per l’estero e all’estero 361