Page 357 - Carte Segrete dell'Intelligence Italiana il S.I.M. in archivi stranieri
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Era ormai conosciuto anche uno dei metodi di trasmissione dei messaggi
agli agenti italiani: si trattava dell’invio di notizie commerciali da stazioni radio
di Roma o della consegna di lettere scritte a mano, inviate a indirizzi compia-
centi. Parte della posta veniva ‘depositata’ in Spagna, Portogallo, Argentina e
Cile per poi raggiungere il destinatario finale. Già dal dicembre 1941 era stato
accertato che il Ministero spagnolo degli Affari Esteri aveva una speciale car-
tella riservata ad ogni corriere diplomatico che partiva da Madrid. Buste sigil-
late dell’ambasciata d’Italia a Madrid erano state trasmesse a Washington con
questi corrieri: il 3 gennaio 1942, ad esempio, una busta con il sigillo italiano
era stata indirizzata a un certo Prieto d’Aroca. I plichi italiani, secondo infor-
mazioni interne al Ministero, non venivano annotati nel registro della posta in
uscita e si sapeva che, non appena arrivato il corriere a Washington, le buste
venivano subito consegnate ai destinatari senza che fossero aperte dai funzio-
nari spagnoli. Il governo italiano faceva uso anche di propri Consolati a Siviglia
e a Cadice che fornivano messaggi da trasmettere a navi della Ybarra Line in
partenza per gli Stati Uniti e ricevevano altri messaggi al ritorno dei mercantili
nei porti spagnoli.
Negli Stati Uniti l’ambasciata del Brasile si prestava a far da ponte per la tra-
smissione di notizie al governo italiano, tramite quell’addetto militare, in parti-
colare sulla consistenza della flotta americana di petroliere che trasportava car-
burante in aiuto alla Gran Bretagna. Era trapelato, a dispetto della segretezza,
che i fusti di benzina venivano dipinti di azzurro chiaro per tentare di sottrarne
la vista agli aerei ricognitori.
Nelle comunicazioni telegrafiche era usato un sistema di codici numerici. Gli
agenti erano identificati con un numero e certi indirizzi di copertura servivano
solo fra gli agenti stessi; indirizzi diversi erano usati per le comunicazioni tra
gli agenti e le Centrali in Roma. Tra l’altro vi era stato anche il tentativo di svia-
re sospetti su indirizzi di copertura, trasmettendo anche lettere assolutamente
convenzionali di normali relazioni fra privati.
Per quanto riguardava la decifrazione delle comunicazioni, le autorità ame-
ricane avevano colto vari elementi: spesso le località del mondo menzionate
nelle lettere erano solo nomi in codice; stessa cosa avveniva con l’uso di parole
in spagnolo; alcune lettere erano scritte in francese o spagnolo ma nascondeva-
no in realtà un testo in italiano; per esperienze accertate, dovettero anche essere
considerate sospette le missive il cui mittente sulle buste veniva indicato con il
solo nome di ‘Juan’.
L’F.B.I. era convinto che tutto lo spionaggio precedente all’entrata in guerra
degli Stati Uniti era stato condotto da funzionari dell’Ambasciata e del Conso-
lato. Quando era stata evacuata la rappresentanza consolare italiana in Canada,
infatti, erano stati trovati dai Servizi canadesi documenti che provavano la re-
sponsabilità dei Consoli nello spionaggio, quanto meno a favore dell’O.V.R.A.
e membri che di quella organizzazione si scambiavano lettere su carta ufficiale
intestata del Consolato.
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