Page 333 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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un marinaio del bastimento austriaco Onda di diventare un informatore volontario dei servizi
italiani. Carlo Covi, nome in codice Ci, primo macchinista del mercantile, seppur austriaco,
era originario dei territori irridentisti ed accettò l’incarico propostogli a patto che, a suo
tempo, gli fosse concesso di rientrare in Italia e acquisirne la nazionalità. Assai presto Covi
cominciò a portare i primi risultati e nella prima operazione portata a termine con successo
riuscì a sottrarre una delle bombe fatte istallare sullo scafo dal capitano dell’Onda (per farla
saltare in caso di necessità) e sostituirla con un’altra di identica foggia, fornitagli da Carandi-
ni, ma piena solo di terra. A Santa Cruz di Tenerife la scelta cadde invece sull’ingegnere bel-
ga Ferdinando de Masy, nome in codice Nan, al quale si affidò l’Agenzia Consolare d’Italia,
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sempre mettendo a sua disposizione un cifrario Minerva .
Inoltre, in occasione di quel viaggio di Carandini, si stabilì anche che l’uomo respon-
sabile dei servizi di informazione a Santa Cruz de La Palma fosse lo spagnolo José Duque
Méndez, nome in codice Bep, procuratore presso la Banca Hijos de Nicolás Dehesa, proprie-
tà di Ricardo Dehesa, a sua volta Agente consolare di Francia. Duque accettò di diventare
un informatore volontario, avvalendosi dei suoi contatti con i commercianti ed i pescatori
dell’isola, e di canalizzare l’informazione degli agenti al servizio della Francia, creando un
sistema di frasi commerciali per comunicare l’avvistamento di sottomarini. Il suo lavoro fu
molto apprezzato, al punto che nel settembre del 1918 il Ministero degli Affari Esteri italiano
lo nominò titolare della recentemente creata agenzia Consolare a la Palma, dietro proposta
dell’Aggregato Navale, e a seguito delle informazioni e raccomandazioni dell’agente Caran-
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dini .
Infine, anche nell’isola di La Gomera, Carandini riuscì a stabilire un contatto volontario.
Si trattò in questo caso di un italiano, residente nell’isola dall’inizio del secolo, Mario No-
varo, nome in codice María. Novaro possedeva un’industria conserviera specializzata nel
tonno e 20 velieri per la pesca. Accettò di collaborare come informatore volontario serven-
dosi dei suoi pescatori e agendo anche sul terreno della propaganda. analogamente a quanto
effettuato in casi simili, l’avvistamento di sottomarini nemici sarebbe stato immediatamente
comunicato via telegrafo ed utilizzando frasi commerciali.
Per quanto possa sembrare sorprendente da un certo punto di vista, i servizi italiani ri-
masero carenti di una struttura d’informazione nell’Andalusia occidentale. Fin dal momento
della creazione dei servizi d’informazione, Madrid aveva ricevuto ragguagli che erano stati
trasmessi volontariamente da un ingegnere minerario italiano residente a Siviglia dal 1903:
luigi Castelli della Vinca, nome in codice Berta. Nell’agosto del 1916 Castelli tornò in Italia
per unirsi all’esercito nel distretto di Livorno. Grazie alle sue cognizioni sulle miniere di Si-
viglia e di tutta l’Andalusia, oltre al fatto di fregiarsi di molti contatti personali e di conoscere
quattro lingue, fu raccomandato da Camperio presso lo Stato Maggiore della Marina affinché
fosse destinato in Spagna sotto il suo comando, senza alcuno stipendio. Così, fu inviato dal
Thekla Bohlen y Walhalla.
22 Sant Cruz de Tenerife era il terzo porto spagnolo per numero di bastimenti tedeschi lì rifugiatisi: Caesar, Cap
Ortegal, Creefeld, Irma Woermann, Kurt Woermann, Pamir, Prinz Regent, Telde y Usambara.
23 Prima di questa data, l’Italia non aveva rappresentanza ufficiale, mentre invece ce l’avevano la Francia
(Agente Consolare), Inghilterra (Viceconsole), Belgio (Console), Portogallo, Brasile, Argentina, Uruguay e
Panama.