Page 337 - Conflitti Militari e Popolazioni Civili - Tomo I
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          Il ruolo delle Navi Ospedale nei conflitti


          VINCENzO MARTINES



             La battaglia di Trafalgar segna la vittoria delle armi inglesi sulla flotta franco-spagnola
          comandata da Villenueve, ma l’Ammiraglio Nelson è colpito da una pallottola che trapassa la
          spallina, frattura la scapola, entra nel polmone recidendo l’arteria polmonare e finisce nella 12
                                                                                       a
          vertebra dorsale tanto che l’ammiraglio non “sente” più la gamba: il midollo spinale è leso.
             Passeranno circa tre ore prima della morte e nulla possono fare i due chirurghi di bordo.
             La notizia della morte di Nelson fa il giro del mondo e tutte le potenze marittime si chie-
          dono se non valga la pena di attrezzare delle unità dedicate al supporto Sanitario: nascono
          così le navi ospedale.
             Il giovane Regno d’Italia è tra i primi a dotarsi di una nave ospedale la Washington che
          partecipa alla sfortunata battaglia di Lissa del 20 luglio 1866: ha dodici medici, un farmacista
          e 100 posti letto.
             Un’altra utilizzazione delle unità ospedaliere sarà quella di supporto nelle guerre colo-
          niali, mancando sulla terraferma strutture sanitarie adeguate; così dopo la battaglia di Adua
          del 1 marzo 1896 la Nave Ospedale SAATI ormeggiata davanti a Massaua sarà il punto di
          riferimento qualificato per soccorrere e curare i nostri feriti.
             Ma sarà un terribile evento il terremoto di Messina del 28 dicembre 1908 a mettere in
          risalto le particolari capacità delle navi ospedale e in quella occasione la divisione navale
          inviata per soccorrere le popolazioni di Messina e Reggio fu affiancata dal Campania una
          nave passeggeri trasformata velocemente in ospedaliera con a bordo 10 Ufficiali medici,
          una trentina di infermieri e una equipe di “chirurghi civili”: il loro lavoro fu imponente, le
          camere operatorie funzionarono interrottamente e a bordo furono ricoverati 2000 profughi
          che avevano bisogno di continua assistenza oltre che per i traumi riportati per la prostrazione
          psicologica dovuta alla perdita delle loro case e dei loro cari.
             Nella guerra italo-turca del 1911/12 davanti alle coste libiche furono impiegate 4 navi
          ospedale dotata anche di apparecchiature radiologiche che consentiranno ai chirurghi e agli
          ortopedici militari di estrarre con precisione le pallottole localizzate con i raggi X, evitando
          in questo modo le facili cancrene che a quel tempo in mancanza degli antibiotici obbligavano
          sovente a dolorose e gravi amputazioni.
             anche nella 1  guerra mondiale l’Italia si dotò di 8 navi ospedale, ma fu l’ultimo conflitto
                         a
          a creare una vera e propria flotta bianca che trasportò un numero imponente di feriti e amma-
          lati dai teatri operativi dalla Libia e dall’Albania agli stabilimenti sanitari della madrepatria.
             Dopo l’ultimo conflitto mondiale solo poche nazioni mantennero alcune navi ospedale,
          ma alcuni eventi come la guerra in Corea,in Vietnam, la guerra del Golfo, ma anche i grandi
          disastri naturali come lo tzunami e l’alluvione a New Orleans hanno riproposto l’utilizzo di
          queste preziosi ausili sanitari.
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