Page 148 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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del presidente del Consiglio francese  Daladier alla Camera e al Senato del  13 e
                19 dicembre, nei quali questi "veva affermato: «La Fra~cia non cederà nemmeno
                un pollice dei suoi territori all'Italia, dovesse anche derivarne un conflitto armato>>
                (15). Come già il24 novembre 1938 anche ora è l'atteggiamento francese a deter-
                minare  il  superamento  della  posizione  d'attesa  assunta  fin  dal  giugno  1938.
                Quindi, consenso al patto militare difensivo, o, per essere più esatti, ad un patto
                di consultazione e di assistenza politica e militare, il cui testo, rielaborazione· di
                quello presentato il27 e 28 ottobre 1938, inviato da Attolico il6 gennaio 1939,
                fu da Mussolini letto,  corretto nel preambolo e  approvato.
                Conviene ricordarlo nei suoi articoli fondamentali: «Articolo l. Nel caso che una
                delle Potenze contraenti dovesse trovarsi in difficoltà a causa dell'atteggiamento
                df una o più Potenze non partecipanti a questo Patto, le Potenze contraenti ini-
                zieranno subito una consultazione circa le misure da prendersi in comune». «Arti-
                colo 2.  Nel caso che una delle Potenze contraenti venisse minacciata  da una o
                più Potenze non partecipanti a questo Patto, le altre Potenze contraenti si impe-
                gnano a fornire alla Potenza minacciata il loro sostegno politico ed economico per
                eliminare questa  minaccia».  «Articolo 3.  Nel caso  che una delle  Potenze con-
                traenti dovesse divenire oggetto di una aggressione non provocata da parte di una
                o più Potenze non partecipanti a questo Patto, le altre Potenze contraenti si im-
                pegnano ad accordare ad essa aiuto e assistenza con tutti i mezzi a loro disposizione.
                Le tre Potenze contraenti in tale caso stabiliranno subito le comuni misure neces-
                sarie per l'adempimento di tale impegno».
              c)  n negoziato, stagnante per le lentezze giapponesi e la crisi di fiducia determinata
                dagli eventi di Praga di metà marzo,  venne da Mussolini riavviato il 29 marzo
                1939.  L'obiettivo era «l'alleanza militare dei Paesi del Triangolo»,  o più esatta-
                mente il progetto di patto a tre di consultazione e di assistenza politica e militare
                su citato.  A causa dell'atteggiamento giapponese la Germania propose,  però,  il
                24 aprile, di «cominciare a mettersi d'accordo intanto mediante un patto bilatera-
                le» e Ribbentrop annunziò ad Attolico che si riservava di portare con sè,  per il
                già concordato incontro con Ciano destinato a discutere della situazione politica
                generale e dell'alleanza, «uno schema di patto tra Germania e Italia» e invitava
                Ciano a fare  altrettanto.  (Questa frase  del telegramma di Attolico è segnata da
                Mussolini).  Ma da parte italiana non venne  predisposto  alcun progetto.  Nelle
                istruzioni di Mussolini del4 maggio 1939 si diceva soltanto: «L'Italia è favorevole
                ad un'alleanza a due o a tre, secondo le decisioni di Tokio.  Gli accordi militari devo-
                no essere attentamente preparati,  in modo che - specificate le circostanze - diven-
                gano  quasi automaticamente operativi».  Si poteva in sostanza sottoscrivere a tre
                o a due il testo del 6 gennaio, alla condizione che il protocollo destinato a dare·
                applicazione all'ultima frase del su citato articolo- gli accordi militari appunto
                - fosse congegnato in modo da risultare effettivamente operativo nel caso che
                si fosse dovuta fornire assistenza militare alla parte contraente oggetto di aggres-
                sione non provocata. È opportuno inoltre sottolineare che proprio in riferimento
                all'ipotesi «assistenza militare» del casus foederis Mussolini aveva assai enfatizza-
                t~ nelle sue istruzioni la condizione politica generale del «periodo di pace non
                inferiore a tre anni». In sostanza, affinché potesse divenire applicabile l'~rticolo
                3 del progetto in discussione,  accorrevano  almeno tre anni di preparazione.


              (15)  Jean Baptiste Duroselle,  Ùl décadeirce  1932-1939,  Paris,  Imprimerie  Nationale,  1979,  p.  391.

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