Page 150 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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perché Mussolini partl da Roma nel tardo pomeriggio del 13 maggio per compie-
re una visita ufficiale in Piemonte e vi rientrò alle 14,50 del 21 maggio. Ebbe
il testo del progetto prima di partire? Non si può né affermare né negare. Dal
diario di Ciano risultano solo due telefonate sull'argomento: la prima, del 14
maggio, che ha soprattutto per oggetto la determinazione del giorno della firma;
e la seconda, del17 maggio, della quale Ciano scrive: «Mussolini approva il testo
definitivo Jet patto di alleanza» (18), senza specificare però che si trattava di una
conversazione telefonica, visto che Mussolini, partito da Torino, aveva trascorso
l'intera giornata del 17 tra Alessandria e Vercelli.
Nella ricognizione archivistica, sulla quale ho riferito, non vi sono elementi che
suffraghino l'ipotesi di una cosciente accettazione della trasformazione del Patto
effettuata dai tedeschi all'ultimo momento, che, come ha già osservato Watt (19),
altro non era che la riproposizione di uno dei progetti portato dai tedeschi a Ro-
ma nel maggio 1938 e non presentato in quell'occasione. Ma, ovviamente,. nulla
esclude che ciò si sia verificato. Personalmente propendo per la prima ipotesi per-
ché ciò spiegherebbe assai bene il motivo per cui, il 27 maggio, a testo ormai
sicuramente conosciuto, Mussolini si mise a scrivere il «Memoriale dopo l'allean-
za Berlino-Roma», da mostrarsi ad Hitler, nel quale prendeva a considerare l'ipo-
tesi della guerra contro le Democrazie (aspetto offensivo del casus foederis) per
sottolineare le difficoltà che comporterebbe e ribadire quindi la necessità del
«periodo di pace». E, rileggendo il testo, vi inserll'intero bran~ che aveva scritto
in proposito nel memorandum per Ribbentrop del 4 maggio. E azzardato affer-
mare che tutta la puntualizzazione che Mussolini fa in questo documento a pro-
positO della guerra contro le Democrazie altro non è che il tentativo di riportare
il nuovo e totalitario impegno preso con il Patto dhciaio entro i limiti del casus
foederis considerato in tutti i progetti discussi durante il negoziato? Molto melan-
conicamente all'inizio del documento egli scrive: «Ora che l'Alleanza fra Italia
e Germania è firmalll e troverà in ogni momento, secondo la lettera e lo spirito Jel
tmttato, la più piena applicazione,. ritengo opportuno esporre quanto io penso sulla
situazione attuale e sui suoi probabili sviluppi futuri». ·
Insomma, l'impegno è preso e non può essere ritirato, ma ...
* * *
Come avevo detto all'inizio, non mi proponevo di avanzare nuove interpreta-
zioni, ma solo di offrire alcuni elementi --- ma se ne potrebbero indicare molti altri
- tratti dalla lettura archivistica del materiale esistente nell~hivio Storico del
Ministero degli Esteri. n quale in generale convalida le maggiori interpretazioni esi-
stenti circa il Patto dhciaio. Ha perfettamente ragione Mario Toscano quando af-
ferma che il Patto nasce in funzione dei rapporti con la Francia ed anzi i singoli
aspetti del casus foederis dei progetti discussi sembrano calzare a perfezione ai dise-
gni mussoliniani di pressione sulla Francia. Un po' meno ovviamente calza la formu-
lazione finale del patto, che rende l'Italia strumento della Germania e non vicever-
(18) lvi, 14 e 17 magio 1939.
(19) Watt, art. cit., p. 197.
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