Page 154 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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tire la: sua voce come in un Paese democratico, ma i cui atteggiamenti avevano peso
ed erano seguiti con grande attenzione da Mussolini attraverso i rapporti della Poli-
zia e del Partito. Quest'ultimo, poi, aveva come è noto un carattere tutt'altro che
monolitico e al suo interno le divergenze si erano accresciute di molto proprio per
il contrasto delle opinioni circa l'atteggiamento da tenere di fronte al conflitto.
Queste forze, però, non erano in grado di influire direttamente sulla condotta
della politica estera. E di ciò erano tanto consapevoli che si astennero dal prendere
iniziative autonome di reale portata e tutte, per raggiungere i loro obiettivi, agirono
in modo indiretto; cercarono cioè di influire su Mussolini per indurlo a prendere
delle decisioni nel senso ·desiderato.
Del resto, l'assoluta preminenza di Mussolini nella condotta della politica este-
ra non era davvero un fatto nuovo. Senza riandare molto indietro, basti qui ricorda-
re che la decisione di concludere l'alleanza con la Germania nel maggio 1939 fu pre-
sa da Mussolini senza consultare nessuno.
Il ruolo di Mussolini resta dunque, a mio parere, non solo preminente ma de-
cisivo.
Questa interpretazione «personalistica» ha dato luogo a delle perplessità. È sta-
to notato, innanzitutto, che essa può far perdere di vista i motivi di fondo di una
politica estera. Osservazione ineccepibile sotto il profilo metodologico che va tenu-
ta nel debito conto, affiancandola, però, alla necessità di vedere quei motivi di fon-
do filtrati attraverSo la mentalità di chi prende le decisioni,· perché altrimenti si cor-
re un altro rischio, quello di perdere il contatto con la realtà. E sotto questo profilo
pochi casi appaiono tanto indicativi quanto quello che stiamo esaminando, visto che
a determinare l'intervento dell'Italia nel giugno 1940 contribuì - e in modo decisi-
vo - un errore umano: la convinzione che la guerra fosse sul punto di terminare
con la vittoria della Germania.
Una seconda osservazione critica nasce dalla preoccupazione che, attribuendo
a Mussolini la responsabilità di tutte le maggiori decisioni vengano meno le respon-
sabilità degli altri protagonisti, della Corona, innanzitutto, dei militari e di quei di-
rigenti fasctsti che allora si sc~erarono in modo più o meno aperto in favore della
neutralità. E una preoccupazione influenzata da considerazioni di ordine politico
che non possono trovare posto in sede di ricostruzione storica ed è, per di più, una
preoccupazione che ritengo non abbia motivo d'essere. Perché le responsabilità re-
stano chiare a carico di tutti coloro che in·precedenza avevano contribuito a creare,
all'interno del Paese e sul piano internazionale, una situazione destinata a condizio-
. nare in modo pesantissimo la posizione dell'Italia di fronte .al conflitto.
Proprio su quest'ultimo punto - cioè a proposito del condizionamento che la
politica estera seguìta in precedenza esercitò sul governo fascista durante la non bel~
ligerapza -vi è stata tra gli storici una notevole differenza di giudizi. .
· E stato sostenuto che, nel momento in cui scoppiava la seconda guerra mon~ia-
le, la divisione dell'Europa su base ideologica era ormai tanto profonda e i legami
tra le Potenze dell~se così stretti da aver tolto qualsiasi libertà di scelta a Mussoli-
ni, il quale ormai aveva dinanzi a sé una sQla strada, quella dell'intervento a fianco
della 'Germania.
Ora, non c'è dubbio che sulla posizione dell'Italia gravassero le conseguenze
della politica estera seguìta negli ultimi tempi e culminata con la éonclusione del
Patto d~ciaio. E su di essa, si può aggiungere, pesavano_ anche i riflessi di certi
orientamenti del Regime in politiCa interna con l'acuirsi dell'integralisnio fascista
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