Page 155 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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e l'emanazione delle leggi razziali.  I.: ambizioso disegno di assicurare  all'Italia un
           ruolo di primo piano, addirittura determinante nella politica europea, aveVa ceduto
           il posto ad una realtà ben diversa, quella di una crescente subordinazione alla Ger-
           mania nazista. La libertà di manovra di cui Mussolini disponeva si era, così, grande-
           mente ridotta. Ma sembra azzardato affermare che si fosse esaurita del· tutto e che
           le esitazioni di Mussolini di fronte al conflitto, così evidenti soprattutto nella prima
           fase  della non belligeranza,  fossero  prive di contenuto effettivo.


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               Se si considera la figura di Mussolini come di importanza determinante, quali
           erano allora i suoi orientamenti nel momento in cui,  scoppiato il conflitto, l'Italia
           dichiarava la sua non belligeranza?
               In teoria, Mussolini aveva dinanzi a sé le tre ipotesi possibili: scendere in guer-
           ra a fianco delle Democrazie occidentali, restare nella neutralità, intervenire dalla
           parte della Germania.
               La· prima ipotesi non fu  mai presa in considerazione.  Se ne trova traccia nel
           diario di Ciano come reazione di Mussolini alle agitazioni in Alto Adige sul finire
          · del 1939 ma si trattò di scatti emotivi senza alcun seguito e quindi storicamente
           non rilevanti.
               Un più lungo discorso richiede la seconda ipotesi, quella della trasformazione
           della non belligeranza in neutralità. Dal punto di vista giuridico la differenza non
           era definita ma sul piano politico la non belligeranza si differenziava almeno sotto
           due aspetti: perché esprimeva il rifiuto ad accettare una posizione di equidistanza
           tra le due parti in lotta e per il suo carattere implicito di provvisorietà.  .
               Ora, non c'è dubbio che Mussolini intendesse mantenere il più a lungo possibi-
           le l'Italia nella non belligeranza. Innanzitutto per migliorare la preparazione milita~
           re - le cui deficienze gli erano ben note - e poi perché era consapevole che l'Italia
           non era in grado di affrontare un conflitto di lunga durata: lo sforzo di guerra italia-
           no, per sua stessa ammissione, non poteva andare più in là di sei mesi a causa soprat-
           tutto della scarsità di scorte e di mezzi finanziari.
               Ma se Mussolini accettava la non belligeranza come una necessità, respingeva
           invece l'ipotesi che l'Italia potesse restare in disparte fino al termine del conflitto.
           Lasciare che altri decidessero sui campi di battaglia i destini dell'Europa sarebbe
           stato - era sua convinzione - non solo politicamente inaccettabile ma addirittura
           disonorevole, la rinuncia dell'Italia al suo ruolo di grande Potenza, per non parlare
           poi del pericolo - che era quasi certezza - di restare esposti alle ritorsioni del vin-
           citore, chiunque esso fosse.
               Vi era, però, un caso in cui l'astensione dal conflitto, anche se prolungata fino
           alla fine delle ostilità, prese1;1tava agli occhi di. Mussolini un reale interesse: se, cioè,
           fosse stata la premessa per svolgere un'opera di mediazione che ponesse tèrmine alla
           guerra con una pace di compromesso. Si trattava, in sostanza, di ripetere, in forma
           più clamorosa, il ruolo giuocato un anno prima a Monaco, tin ruolo che aveva dato
           all'Italia grande prestigio e al duce un momento di eccezionale popolarità.·
               Questa ipotesi non solo avrebbe reinserito .l'Italia in primo piano sulla scena
           internazionale nonostante la sua intrinseca debolezza ma - cosa altrettanto impor-
           tante agli occhi di Mussolini ~ avrebbe consentito di presentare la sua politica in

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