Page 160 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Ed ora la questione si poneva in termini urgenti e molto piÒ difficili perché
bisognava tener conto anche degli interessi sovietici e c'era da temere che, posti di
fronte all'alternativa di scontentare Mosca o Roma, i tedeschi inclinassero a sacrifi-
care l'alleato, più debole e meno utile del colosso sovietico.
Per un momento, a Roma fu presa in considerazione l'idea di avvicinarsi al-
l'URSS, cosl da allineare la propria posizione a quella di Berlino, ma tale ipotesi
fu subito lasciata cadere per i riflessi negativi che avrebbe avuto sul piano interno
e su quello internazionale. Sul piano interno, per il disorientamento che l'abbando-
no della pregiudiziale anticomunista avrebbe provocato proprio negli ambienti di
più sicura fede fascista e per le reazioni del mondo cattolico, profondamente colpito
da quanto stava accadendo in Polonia. Sul piano internazionale, perché si sarebbe
data a tutti l'impressione di essere a rimorchio dei tedeschi, e l'Italia avrebbe ri-
schiato di perdere la simpatia di quei Paesi, come la Spagna o il Portogallo, dove
il sentimento anticomunista era più forte. In quei Paesi, il patto tedesco-sovietico
aveva già provocato reazioni fortissime e fatto perdere alla Germania gran parte del-
le posizioni acquistate in precedenza; per l'Italia la loro amicizia sembrava ora rive-
stire un'importanza anche maggiore perché rafforzava la sua posizione di fronte a
quella delle due parti .in lotta che sarebbe uscita vincitrice dal conflitto.
Successivamente, un tentativo di azione autonoma compiuto da Palazzo Chigi
tra il settembre e il novembre 1939 per realizzare un l>locco balcanico neutrale sotto
l'egida dell'Italia- tentativo assai interessante perché avrebbe costituito anche un
pas~o innanzi su la via della neutralità - cadde nel nulla per il veto di Berlino, che
in'questo caso agl anche per fare cosa gradita ai sovietici. Dopodiché a Roma si eb-
be l'impressione precisa che gli interessi italiani nei Balcani si avviassero a restare
senza difesa.
Ma il nuovo corso dei rapporti tedesco-sovietici sembrava presentare pericoli
anche ·maggiori per l'Italia. Perché c'era da domandarsi - e i dirigenti italiani que-
sta domanda se la posero subito- se l'Unione Sovietica non stesse sostituendo l'I-
talia come principale partner di Berlino, ciò che non solo avrebbe fatto scadere la
posizione dell'Italia nel quadro dell'alleanza ma modificato tutta la sua posizione
internazionale.
Il malcontento degli italiani si manifestò anche con l'atteggiamento tenuto di
(ronte al conflitto russo-finlandese. Mentre Berlino esprimeva ufficialmente la sua
piena solidarietà all'URSS (né poteva fare altrimenti, visto che il protocollo segreto
annesso al patto del23 agosto attribuiva la Finlandia alla sfera d'influenza sovieti-
ca), in Italia si moltiplicavano le manifestazioni popolari in favore della Finlandia
che erano, .certo, espressione di una spontanea simpatia per l'eroica resistenza dei
finlandesi ma che avevano il loro maggiore significato politico nel fatto che le auto-
rità non le avevano impedite. In effetti, era questo un modo per far capire a Berlino
che il nuovo andamento dei rapporti tedesco-sovietici stava provocando delle diver-
genze sempre più profonde tra le Potenze dell~sse. I fautori della neutralità, con
~a testa Ciano, sembravano, poi, voler andare anche più in là e, più che cercare
un chiarimento, voler accrescere i motivi di contrasto per indebolire ulteriormente
l'alleanza.
La gravità della crisi in atto con Berlino divenne di pubblica ragione dopo il
discorso che alla metà di dicembre Ciano pronunciò alla Camera dei fasci e delle
corporazioni. Un discorso nel quale Ciano rivelava alcuni· retroscena che avevano
portato alla non belligeranza: il fatto che durante i negoziati per il Patto d~ciaio
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