Page 162 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 162
Questa interpretazione è stata largamente accolta ma mi sembra vada ora inte-
grata con un'ipotesi interpretativa avanz~ta di recente che appare seriamente fonda-
ta. La lettera, cioè, è da considerarsi anche come l'espressione del malcontento e del-
la preoccupazione dei dirigenti italiani nel costatare che, dopo l'accordo tedesco-
sovietico, l'Italia sembrava relegata in secondo piano e va vista come una mossa per
avviare un riesame della posizione italiana nel quadro dell'alleanza con Berlino e
per ottenere delle garanzie circa il rispetto degli interessi italiani, minacciati nei Bal-
cani dall'espansionismo sovietico. Sotto questo profilo, la lettera è dunque da consi-
derasi effettivamente come un sintomo della crisi fra le Potenze dell~sse ma non
come un passo su la via della rottura, bensì come la richiesta di un chiarimento nel-
l'àmbito dell'alleanza.
* * *
A partire dalla seconda metà del febbraio 1940, la non belligeranza italiana en-
trò in una nuova fase contrassegnata da un rapido miglioramento dei rapporti tra
Roma e Berlino che nello spazio di appena un mese tornarono alla passata cor-
dialità.
L'avvio fu dato dall'accordo per le forniture di carbone tedesco, concluso il24
febbraio 1940, un avvenimento che è stato piuttosto trascurato dagli storici ma a
torto, ritengo. Per mesi erano state condotte due trattative con carattere alternativo,
uria a Londra, l'altra a Berlino; poi, era intervenuto personaVnente Mussolini che
aveva ordinato ai negoziatori italiani di concludere l'accordo con la Germania. Un
accordo di grande valore politico perché il carbone era allora la principale fonte
energetica e in questo modo si legava l'economia italiana alle forniture tedesche.
La vera svolta venne, però, durante il mese di marzo con gli incontri che Mus-
solini ebbe ill0-11 marzo con von Ribbentrop e una settimana più tardi con Hitler
al Brennero. In queste circostanze, Mussolini dichiarò che l'Italia sarebbe entrata
sicuramente in guerra a fianco della Germania, senza peraltro indicare il momento
dell'intervento che doveva avvenire- e Hitler si dichiarò d'accordo- quando l'I-
talia, che non era in grado di sopportare un impegno di guerra prolungato, sarebbe
stata di effettivo aiuto all'alleato.
Ora, sul sigp.ificato da dare a questo impegno gli storici sono giunti a conclu-
sioni molto distanti se non addirittura opposte .
. Il fatto che Mussolini non indicasse la data dell'intervento ha fatto ritenere ad
alcuni che quei colloqui abbiano avuto un'importanza limitata. Ritengo, invece, che
proprio allora ci sia stato un mutamento decisivo nella posizione italiana. Perché
mai, in precedenza, Mussolini aveva preso un impegno così categorico d.i fronte ai
tedeschi, e il fatto che non venisse stabilito il momento dell'intervento era inevitabi-
le, dato che l'intervento dell'Italia dipendeva dalle vicende del conflitto che nessuno ·
era in grado allora di prevedere.
La conferma della svolta avvenuta in occasione dei colloqui con i tedeschi ci
è data dal promemoria che il31 marzo Mussolini inviò al re e ai suoi più stretti col-
laboratori, documento notissimo in cui si diceva che ormai una pace di compromes-
so era divenuta irrealizzabile .e che il problema non era se l'Italia dovesse o no entra-
re in guerra a fianco della Germania ma solo qual'era il momento più opportuno
per l'intervento.
E a questo punto vorrei fare alcune osservazioni.
160