Page 158 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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sembra proprio si possa sostenere- come è stato sostenuto- che fin dall'inizio
Mussolini si sia orientato decisamente verso l'intervento dalla parte della Germania,
trattenuto soltanto dall'impreparazione in cui si trovava il Paese o- come altri af-
fermano- dall'azione del cosidetto «partito antitedesco», cioè da quello schiera-
mento composito che vedeva uniti i fautori della neutralità: la Corona, il Vaticano,
molti esponenti del mondo economico e la maggior parte delle alte sfere del partito
con Ciano alla testa.
In realtà, le esitazioni cosl evidenti nell'atteggiamento di Mussolini nascevano
non dalla difficoltà di realizzare una decisione già cristallizzata ma da un'effettiva
incertezza circa la decisione di fondo che a quel momento non era stata ancora presa
e che era drammaticamente difficile prendere per i rischi e le incognite insite nella
situazione entro la quale si doveva operare.
In primo luogo, perché a Roma ci si era trovati di fronte ad un conflitto inatte-
so: nel1939, nessuno era stato tanto sicuro di avere dinanzi a sé alcuni anni di pace
quanto i dirigenti italiani ai quali, durante le trattative per il Patto d~ciaio, era
stato più volte assicurato da Berlino che una guerra con le Democrazie non sarebbe
scoppiata prima di quattro anni. ·
Mussolini si era dunque visto obbligato a improvvisare una politica per una
situazione non prevista. E per di più in un quadro internazionale profondamente
alterato nei suoi equilibri dall'accordo tedesco-sovietico del23 agosto 1939 che, se
incideva sul piano generale europeo, costituiva per l'Italia -lo vedremo meglio in
seguito - una minaccia diretta ai suoi interessi e a tutta la sua posizione interna-
zionale.
Restava poi l'incognita di fondo, quella circa l'esito del conflitto.
Mussolini, lo abbiamo già detto, era convinto che la Germania fosse più forte
dei suoi avversari, tuttavia era logico che, nonostante questa sua convinzione ed i
molti motivi che lo spingevano al fianco dell'alleato, egli, prima di inserirsi nel con-
flitto, volesse attendere che le sorti della guerra assumessero una fisionomia più de-
finita. .
Mi sono soffermato su questi aspetti anche perché, come accennavo prima, è
stato sostenuto che le incertezze riscontrabili nell'atteggiamento di Mussolini furo-
no dovute a condizionamenti interni e cioè all'azione dei fautori della neutralità,
il «partito antitedesco». Mi sembra invece che i rischi e le incognite presenti nel
quadro internazionale fossero tali da spiegare da soli le incertezze di Mussolini e
che i condizionamenti interni, pur non essendo certo un elemento trascurabile, ab-
biano giuocato in quelle circostanze un ruolo secondario.
* * *
Passando a considerare alcuni momenti della politica italiana durante la non
belligeranza, che appaiono particolarmente significativi, è facile identificare sul filo
degli avvenimenti una prima fase che, partendo dall'inizio del conflitto, si prolunga,
grosso modo, fino alla seconda metà del febbraio 1940, contrassegnata da una crisi
acuta dei rapporti tra Roma e Berlino.
Senza entrare in troppi particolari, mi limito qui ad indicare gli aspetti più rile-
vanti di tale crisi.
A darle corpo contribui innanzitutto la reazione dei tedeschi per il mancato
intervento dell'Italia. Se, al vertice, Hitler conservava intatta la sua fiducia in Mus-
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