Page 189 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Berbera fu una piccola «Dunquerque»! Operazione nella quale gli inglesi furono
sempre maestri (1). I 10 mila uomini si imbarcarono sotto il tiro dei nostri cannoni
e sotto la protezione di una divisione navale e aerea ancora intatta.
Io mi consolo, un poco, pensando che se gli inglesi riuscirono a fare «Dunquerque»
a quel magnifico strumento militare che furono sempre le forze e lo stato maggiore
tedesco, non ci voleva molto a farla al mio strumento, di tutte le lingue, razze e reli-
gioni, al mio stato maggiore e al sottoscritto più pratico, invero, di guerriglia che ...
di guerra!
2 - L'operazione è costata troppo sangue, troppe munizioni, troppo materiale, perché fu
attuata (anche se non concepita) frontalmente, praticamente non vi fu manovra (2).
L'unica manovra, invero, che ebbe per lo meno effetto morale, è mio dovere ricono-
scerlo, fu costituita da una geniale idea del Duca di Aosta, che lanciò lungo la costa
una piccola colonna autocarrata di camicie nere, partita da Zeila. ·
Vero è che si fermò a mezza strada, soprattutto per le enormi difficoltà del terreno
e per altre ragioni che sarebbe ozioso dire. Ma ebbe un tale effetto morale (come
sempre la manovra a largo raggio) che Churchill, alla Camera dei Comuni (non ri-
cordo la data, ma fu prima del 15 agosto) dichiarò che ormai, praticamente, per il
Somaliland non vi era più speranza.
3 - In ogni modo, se sfondammo frontalmente la linea inglese dd Tug Argan, dopo 5
giorni di durissimi, sanguinosi attacchi, fu merito di quella «durissima testa» del ge-
nerale De Simone, che comandava la Divisione Harrar. Durissima testa, più dura
della roccia del fortino inglese Gibilterra che alzò, dopo 5 giorni, bandiera bianca!
Credo che nella storia inglese, si sia vista raramente una bandiera bianca!
Ma comunque, giù il cappello, <cpresentate le armi» ai difensori di «Gibilterra» per-
ché li trovammo tutti morti o feriti.
(l) A Dunquerque (costa nord della Francia), nel1939, le forze inglesi che erano- in Francia cir-
ca ... - per salvarsi dal disastro, con una magistrale operazione anfibia furono ritrasportate in
Inghilterra con tutti i mezzi nautici possibili. Naturalmente, armi e materiali, rimasero, quasi tut-
ti, nelle mani dei tedeschi.
Questa manovra rientrava nella strategia oceanica, cara agli inglesi di salvare lo strumento anche
a costo di perdere il terreno, tanto più che, in questo caso, il terreno era terra francese.
(2) Lo sfondamento della linea difensiva del Tug Argan era stato da me concepito essenzialmente
con una manovra per le due ali del nemico. E cioè: la colonna di destra (colonnello Bertello con
tutti i suoi Dubat), doveva avvolgere l'ala sinistra nemica, mentre la Brigata di riserva, Lorenzini,
doveva avvolgere l'ala destra. Ma un po' per le carte topografiche del tempo di «hic sunt leones»
e soprattutto per le enormi difficoltà del terreno i d~ aggiramenti non si fecero seq.tire.
Annotazione di Riccardi. «Non direi che non vi fu manovra. La manovra vi fu perché il movi-
mento delle ali, aveva proprio il compito di ricercare i tronconi delle ali inglesi e cadere alle spalle
di essi; ma per le difficoltà del terreno e le preoccupazioni logistiche (acqua soprattutto) non fe-
cero sentire appieno il loro effetto».
(3) A Lafaruk la resistenza della retroguardia inglese fu subito travolta dalla Brigata "Lorenzini" che,
inaspettata, piombò sul fianco destro del Black Watch.
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