Page 192 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Il Goggiam, vasta e ricca regione che faceva parte del Governo Amara, era già stato
in passato feudo della potente fa~glia dei Theloaimanot di cui ras Hailù (il capo a me, più
legato) era il più diretto discendente.
111° ottobre (1940) mi trasferii subito in aereo a Debra Marcos, capoluogo della regio-
ne, accompagnato dal tenente colÒnnello di Stato Maggiore Tramontano, da ras Hailù e, na-
turalmen~ dal mio fido maggiore Riccardi.
In tutto, me compreso, tre ufficiali, più un dattilografo e i nostri attendenti. ·
Un Comando volante, tattico-politico, come si vedrà, ridotto al minimo, per non creare
soprastrutture inutili, anzi dannose, al Comando di Settore (colonnello Maraventano) che
già funzionava a Debra Marcos.
Il Goggiam, come ho detto, faceva parte del Governo dell~mara. Il territorio del Go-
verno eritreo e quello dell~mara, costituivano lo Scacchiere Nord di cui il generale Fruschi
era il Comandante, con sede all~mara.
A Gondar, capoluogo del Governo Amara, era Reggente del Governo, il segretario ge-
nerale Barile e Comandante delle Truppe, il generale Martini.
Il Settore politico-militare Goggiam, era suddiviso, in quella data, in sottosettori e con
i capi indigeni. Neanche da pensare! Si può dire che ogni centro, a cominciare da Debra
Marcos, era praticamente assediato, ed occorreva costituire una colonna di parecchi batta-
glioni per andare da un centro all'altro o, naturalmente, a prezzo di sanguinose scaramucce,
se non di combattimentl.
Organizzai, perciò, il mio comando volante. Avevo a mia disposizione un vecchio "Ca-
proni" che faceva 130 km l'ora, ma col quale si atterrava dovunque sui campi di fortuna,
che ogni comando di sottosettore aveva costruito.
·n "Caproni" era disarmato, e quindi di tutta la carlinga aveva fatto il mio ufficio. Prati-
camente ero in volo quasi ogni giorno, e prendevo frequenti contatti con quei magnifici,
valorosi Colonnelli e Tenenti Colonnelli che, serenamente, senza drammatizzare, un giorno
sl e un no, si può dire, prendevano reciproco collegamento a suon di cannonate, riuscendo
a tenere in soggezione l'apparato della rivolta. A quella data, nascosto nei Gugù (catene di
monti) si trovava il famoso colonnello inglese Wingate (poi generale) che doveva poi trovare
la morte due anni dopo in Birmania.
Tentai, a mezzo di ras · Hailù, di prendere contatto coi capi ribelli, ai quali indirizzai
anche qualche lettera personale. Una simpatica risposta la ebbi dal Degiac Mangascià, pa-
rente di ras Hailù, il quale mi diceva: «Caro generale Nasi, ti conosco molto di nome e vorrei
pure ecc. ecc ... , ma sei giunto troppo tardi! Gli italiani, che noi avevamo accolto nel1936
quasi con entusias~o, ce ne hanno poi fatte. .. troppe (e precisava tremendi episodi di cru-
deltà). Non si torna più indietro». ·
I~ conclusione, in linea politica, più niente da fare: Tutti i ponti erano tagliati fra noi
e le popolazioni. In linea militare, non si trattava di fare. .. la guerriglia contro i ribelli, ·ma
la guerra contro gli inglesi... concentrando (e non disperdendo) le nostre forze nei punti
vitali per la difesa strategica dell'Impero.
E questo era ormai il problema di tutto l'Impero. Occorreva decidere d'urgenza (otto-
bre 1940), perché il teatro di guerra era immenso. Andava dal Giuba a Cassala (quasi duemi-
la chilometri in linea d'aria).
· Non si manovra più per linee interne con raggi di quella misura, e tanto meno si mano-
vra la logistica, senza ferrovie, senza strade, senza gomme, se pur vi erano discrete riserve
di benzina, e di autocarri.
!:unica soluzione per arrivare alla fine della guerra (che Roma diceva non lontana) con
qualche bandiera al vento sull'altipiano, salvando il salvabile, e cioè il cuore dell'Etiopia e
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