Page 190 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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Il sacrificio di «Gibilterra» e l~ ulteriore resistenza dei Black Natch (il· famoso reggi-
mento scozzese) a Lafaruk, il16 agosto (.3), permisero l'imbarco del grosso delle for-
ze inglesi a Berbera (4).
4 In relazione a certe pubblicazioni sulla campagnetta del Somaliland, apparse anche
di recente su un rotocalco settimanale, mi è stato chiesto più di una volta: «ma chi
ha conquistato il Somaliland?•.
Se è concesso un paragone fra le cose grandi e le piccole, potrei rispondere (si licet
parva, comparare magnia), come rispose il maresciallo di FranciaJoffre a un giorna-
lista americano che gli aveva chiesto chi avesse vinto la battaglia della Marna (1914):
il generale Foche comandante del Corpo d~mata che aggirò l'ala destra tedesca,
ovvero il generale Gallieni che fece la famosa sortita da Parigi, caricando qualche
battaglione sui taxi parigini, ovvero il Tenente Colonnello di Stato Maggiore ... (di
cui non ricordo il nome), il quale scrisse, poi, che la vittoria era a lui dovuta, in
.· quanto aveva «minutato• l'ordine famoso etc. etc.».
Il maresciallo }offre, che fu intervistato nel 1919 e 1920, rispose solamente: «Io non
so chi abbia vinto la battaglia della Marna. Ma conosco personalmente molto bene, colui
che scrisse Tacito circa duemila anni fa: «iniquissima hace bel/orum conditio est; prospera
omnes sibi vindicant, adversa uni imputantur», che letteralmente suona in italiano: «questa
è l'iniquissima condizione delle guerre: se vinte, tutti ne rivendicàno il merito, se perdute,
a uno sQlo si imputa la colpo.
Punto e basta su questo argomento per il quale non mi rivolgo ai posteri!
Certo in Etiopia, in Africa in generale e fra gli etiopi particolarmente, la conquista del-
la Somalia inglese ebbe una risonanza colossale.
Era la prima volta nella storia, che Albione sgombrava forzatamente, incalzata dalle
baionette italiane, una Colonia, sia pure una «colonietta•!
Fu il vertice del nostro prestigio in Etiopia. Dopo di allora ... declinò fino alla perdita
di tutto l'Impero per forza di armi soprattutto, ma anche in funzione (forse) della nostra
~trategia ... alpina, di non abbandonare il bassopiano somalo e sudanese per tempo o trince-
rarci in montagna.
Ma questa è ... un'altra storia!
(4) · Anche questo, nel quadro della strategia oceanica degli inglesi e cioè perdere terreno bensl, ma
salvare lo struinento e cosl perdere tutte le battaglie di una guerra, ma vincere l'ultima (Wa-
terloo!)
Annotazione dd gen. Riccardi: La campagna dd Somaliland, n~n fu una campagnetta, ma una
.campagna con tutte le sue preoccupazioni e con tutte le sue perdite. Se si considera poi, che noi
awevamo artni antiquate e gli inglesi quelle ultramoderne e combattemmo sul terreno coloniale
con reparti organizzati all'europea, bisogna concludere che fu anche un esperimento che valse
ad aprire gli occhi allo S.M. italiano, che potè tenerne conto per le operaZioni che si svolsero
poi su altri scacchieri coloniali,
Lascianio la svalorizzazione agli alt~, ma noi non dobbiamo farlo nd modo più assoluto, se non
altro per tispetto ai 62 ufficiali fra morti e feriti ed ai l. 983 fra sottufficiali, nazionali ed indige-
ni, !ncirti, feriti e dispersi.
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