Page 198 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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A Palazzo Venezia ed a Palazzo Chigi c'era fermento. Proprio il12 ottobre Bot-
tai, Ministro dell'Educazione nazionale, annotò nel suo diario una conversazione
con Ciano:
«Colazione con Galeazzo. Si parla dell' "infiltrazione" tedesca in Romania, vera e pro-
pria occupaiione. Se n'é parlato al Brennero? No. Ormai, i tedeschi ci mettono davanti
ai fatti compiuti. Del patto col Giappone trattano a nostra insaputa da un paio di mesi
e ci hanno chiamati per la firma. 'Bisog'!a - dice - controbilanciare l'occupazione
rumena, facendo il colpo sulla Grecia. E dall'agosto, tu lo sai, che insisto. Si poteva
liquidare la Grecia in un paio di settimane. Oggi, sarebbe più dura: ma si può essere
sicuri del successo. Solo che Badoglio tituba, mi taglia la via» (15).
Il fatto era che i «compiti reali» della unità tedesche - come si espresse Keitel
- non riguardavano soltanto la protezione dei giacimenti petroliferi (ovviamente
contro mire sovietiche) ed il riordino addestrativo dell'esercito rumeno «a beneficio
degli interessi tedeschi», bensl anche e soprattu'tto dovevano «in caso di guerra con
l'Unione Sovietica, provvedere all'impegno di forze tedesche e rumene lungo la direttri-
ce della Romania» (16).
La posizione dei tre principali personaggi circa la prospettiva del ricorso alle
armi contro la Grecia era, dunque, già chiara. Mussolini aveva il dente avvelenato
sin dal 1923 per l'episodio di Corfù e, sicuramente, poco facendo conto di una resi-
stenza ellenica, vedeva volentieri un qualcosa che gli consentisse una facile afferma-
zione con il quadruplice scopo di «fare i conti» con Atene, di impadronirsi di qual-
che pegno di fronte alla Germania sicuramente vittoriosa a brevissima scadenza
(Hitler aveva già occupato mezza Europa mentre lui, finora, aveva solo ... Mentone),
di arrestare l'invadenza tedesca nella Penisola balcanica e di far rientrare la Bulgaria
n~ll'orbita italiana offrendole l'occasione e la possibilità di realizzare le vecchie aspi-
razione su Salonicco.
Badoglio non era mai stato incline ad un'impresa del genere. Aveva seguìto di
contraggenio gli sbalzi di umore del Duce facendo studiare varie ipotesi operative,
principalmente perché questo, dopotutto, rientrava nel normale lavoro di Stato
Maggiore, ma apparivano palesi tanto la sua riluttanza all'idea quanto la soddisfa-
zione ogni volta che Mussolini vi rinunciava.
Ciano fu il cattivo genio ed uno dei massimi responsabili della vicenda greca.
Il suo diario diventerà sempre più cauto dopo il 28 ottobre e le pagine del 27 e del
28 saranno da lui rifatte (17) con osservazioni di scarso interesse. Almeno dal1937 ·
a\Teva cominciato·a vagheggiare su Albania e Grecia (18), poi nel1939 era riuscito
a concludere l'impresa albanese. Presa 11Jbania Sotto la' propria ala, per mezzo del
luogotenente del Re, Jacomoni, che gli doveva la rapidissima e brillante carriera,
ben presto meditò di ingrandire il feudo. Riconoscendo impossibile pensare al Kos-
sovo, almeno per il momento, volse lo sguardo alla Ciamuria ed all'Epiro. Non per
niente parlò con compiacenza della «mia guerra» in presenza di molte persone (19),
.(15) Giuseppe Bottai, Diario 1915-1944, Rizzoli, Milano 1989, p. 227.
(16) A. Read e D. Fishet; L'abbraccio mortale, Rizzoli, Milano 1989, p. 581.
(17) G. Salvemini mise per primo in evidenza le cancellature ed i rifacimenti sulle pagine riguardanti
la guerra di Grecia in The Atlantic Montly, matzo 1946, p. 163 e seg.
(18) G. Ciano, op. cit, p. 52.
(19) E. Grazzi, Il principio della fine, Faro, Roma 1945, p. 185.
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