Page 202 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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i due personaggi seppero esercitare tutta la loro influenza negativa: il18 ottobre Ba-
doglio rinunciò alla riunione dei Capi di Stato Maggiore alla presenza di Mussolini
ed andò da solo a Palazzo Venezia. Qui tutto si stemperò penosamente. Ciano e
Soddu l'avevano preceduto ed il primo annotò:
«Riferisco tutto al Duce che è già di pessimo umore per l'affare Graziani. Ha un violen-
to scoppio d'ira e dice che andrà di persona in Grecia «per assistere all'incredibile onta
degli italiani che hanno paura dei greci». Intende marciare a qualunque costo e se Bado-
glio darà le dimissioni le accetterà seduta stante. Ma Badoglio non solo non le presenta,
ma neppure ripete a Mussolini quanto ieri ha detto a me. Infatti il Duce narra che Bado-
glio ha soltanto insistito per avere quanche giorno di rinvio: almeno due» (30).
L'acquiescenza del Capo di S. M. Generale ha dell'incomprensibile. Farla deri-
vare da limitata capacità professionale o scarso senso di responsabilità pare troppo
frettolosa spiegazione, pur- sia ben chiaro- collocando il Maresciallo tra i pri-
missimi a dover rispondere dell'infelice decisione politico-militare. Così, non si ri-
tiene accettabile il giudizio di Anfuso: «L'errore non è nulla di fronte allo scatenarsi
delle cattive volontà che avevano un capo solo ed autorizzato: Badoglio (. .. ). Badoglio
esce dalle tenebre per affrontare Mussolini sul terreno che gli .è più propizio: quello del
silenzioso pronunciamento militare ( ... )» (31).
Due sono i tasti sui quali sembra Mussolini abbia insistito per superare le per-
plessità tecniche di Badoglio: quello dell'ineluttabilità e quello della convenienza.
Diciamo subito che siamo costretti ad affidarci soltanto a congetture. Cominciamo
dal primo. Il 31 ottobre, quando ancora il dramma non si era profilato, Badoglio
scrisse al generale Marras, addetto militare a Berlino: «Circa la Grecia era forse me-
glio evitarla, date le scarsissime disponibilità nostre e dato il nessun aiuto in materiali,
che finora ci hanno dato gli alleati, ma nella situazione che si è determinata l'operazfo-
ne è apparsa inderogabile» (32). In realtà motivi militari urgenti non esistevano, per-
ciò non rimase che pensare alle preoccupazioni di Mussolini per l'invadente presen-
za tedesca in Balcania ed il timore di un qualche contatto fra Berlino e Londra per
una pace negoziata a vantaggio della Francia e danno per l'Italia (33).
La questione della convenienza, cioè di un'operazione facile ed a basso rischio,
è assai più complessa perché chiama in ~ausa fattori assai diversi, dal politico-
militare al politico-diplomatico, al politico-sovversivo.
Per il fattore politico-militare occorre richiamare le premesse dei progetti. Il
primo fu compilato dal generale Guzzoni e rivisto dal generale Pariani su ordine
verbale impartito il16 agosto 1939 da Mussolini (34). Esso impostava la guerra con
uno sforzo massiccio e violento su Salonicco per isolare la Grecia, con la contempo-
ranea occupazione di Corfù ed il raggiungimento del Fiume Kalamas, in Ciamuria,
a titolo di utile rettifica di confine. Nella menoria conclusiva di Pariani la Bulgaria
rivestiva un ruolo importante. Essa era considerata, allo stato di fatto, neutrale «be-
nevola», vale a dire suscettibile di convinzione ad esercitare una pressione militare
(30) Ibidem. Nella riunione del Consiglio dei Ministri del19 ottobre, Mussolini, evidentemente irrita-
to, disse: ci generali non vogliono fare la guerra; attendono sempre che tutto si risolva sul «piano
politico». Alla politica ci pensiamo noi: essi facciano la guerra» (G. Bottai, op. cit., p. 228).
(31) F. Anfuso, op. cit., p. 169.
(32) M. Montanari, Le operazioni in Africa settentrionale, vol. l, U.S.S.M.E., Roma 1985, p. 588.
(33) E. Caviglia, Diario, Casini, Roma 1952, p. 288.
{34) DSCS, vol. l, tomo l, pp. 102-103.
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