Page 201 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 201
sbarcate dall'Italia le divisioni di rinforzo (piano Guzzoni-Pariani adeguato all'o-
biettivo di Atene) (25).
Il 16 ottobre Badoglio tornò a Palazzo Venezia e riepilogò le modalità con le
quali condurre le opeazioni: raccogliere tutte le truppe occorrenti e poi iniziare e
concludere l'impresa; oppure, in alternativa, cominciare l'azione in Epiro con le uni-
tà sul posto e procedere in un secondo tempo con le divisioni che, nel frattempo,
sarebbero affluite nel Golfo di Arta. «In entrambi i casi - scrisse Badoglio nel dia-
rio storico - tempo preiJisto tre mesi circa. Il Duce mi ha dato notizia dei passi fatti
con Sua Maestà il Re di Bulgaria per metter/o al corrente delle nostre intenzioni e inci-
tar/o a muoversi» (26).
La cosa però non poteva finire cosl semplicemente. I tre Capi di Stato Maggio-
re, riuniti il 17 al Comando Supremo, si dichiararono tutti contrari per una serie
di ragioni tecniche: impossibilità per la Marina di sbarcare forti contigenti di trup-
pe nei parti di Prevesa-Arta; rapporto di forze illustrato da Visconti Prasca risultato
non attendibile ad un attento controllo; troppo lunga la sosta ad Arta raggiunta (al-
meno un pll.io di mesi se non di più); difficoltà per l~ronutica di completare in
tempi brevi l'armamento dej campi d'aviazione d~bania. Badoglio, il quale sem-
brava non attendesse altro per rimettere tutto in discussione, convenne che, vista
cadere l'idea di uno sbarco consistente a Prevesa, «è inutile infognarsi nell'Epiro se
non abbiamo subito dietro le forze per poter sfondare.,; e dichiarò che l'indomani
avrebbe proposto a Mussolini (quel giorno assente) una disamina del problema con
tutti i Capi di Stato Maggiore. Tuttavia uscl in una affermazione significativa del
suo atteggiamento mentale: «io vi dico francamente che non sono in grado di poter
illustrare a voi la portata politica della cosa, perché non è di mia competenza e non
invado mai il campo altrui. Il Duce ha giudicato e dichiarato che per lui è di somma
importanza l'occupazione della Grecia. Quindi non si discute ... » (27).
Cosicchè più tardi Badoglio si recò da Ciano con l'intento di prepatare il terre-
no per l'incontro con Mussolini. Evidentemente non si aspettava di trovare un in-
terlocutore poco disposto ad accogliere «l'intonazione pessimistica» del stio discorso.
Il Ministro ascoltò e non discusse, limitandosi a sostenere che sotto il profilo politi-
co il momento era buono: la Grecia infatti era isolata ed i bulgari «Se entreranno sarà
con noi» (28). Il Maresciallo parlò anche con Soddu e pare si sia lasciato andare a
propositi di dimissioni ove la decisione della guerra non fosse rientrata (29). Ma
(25) Sull'argomento, nonché su tutte le vicende dell'ottobre 1940, si rimanda al nostro La Campagna
eli G~ia, U.S.S.M.E., Roma 1980, capitolo Il. Bisogna comunque sottolineare una stranezza.
Esiste un «Appunto per il Duce» in data 15 ottobre - vistato a matita da Badoglio ed evidente-
mente preparato da Armellini per la riunione- relativo all'Emergenza G. Esso sintetizza i dati
salienti per l'azione in Epiro e per l'occupazione di Corfà ed in merito alla prima conclude con
questa frase: «l.e forze schierate verso l'Epiro sono sufficienti per la occupazione prevista, ma
non potranno presumibilmente spingersi oltre la linea tratteggiata segnata nell'unita carta», cioè
oltre il Pindo (Archivio U.S.S.M.E., IT, cont. l, busta 5). Ma che senso aveva quell'appunto,
quando ormai era sul tappeto la questione dell'intera Grecia?
(26) DSCS, vol. Il, tomo l, p. 246. Però Armellini scrisse che Badoglio, parlandogli del rapporto di
quel mattino a Palazzo Venezia, gli comunicò, ovviamente su informazione éli Mussolini: «La
Germania invierà in Romania trenta divisioni»! (op. cit., p. 116).
(27) U.S.S.M.E., Verbali cit., p. 101.
(28) G. Ciano, op. cit., p. 471.
(29) Ibidem, vds. anche Q. Armellini, op. cit., pp. 117- 118.
199