Page 207 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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stanze che costituirono l'elemento catalizzatore dell'.amalgama del popolo greco con-
tro l'aggressore. Ma forse è meno conosciuto un telegramma di Grazzi a Ciano in
data 25 ottobre (ricevuto a Roma il26). Con esso informava che Mavroudis, il Sot-
tosegretario agli Esteri, aveva affermato all~mba:sciatore tedesco che «la Grecia,
mentre è decisa a resistere a qualsiasi richiesta cessione territoriale, non, dico non, rifiu-
terebbe esaminare proposte che tendessero a farla entrare in una combinazione aniibri-
tannica che comprendesse tutte le Potenze mediterranee( ... )» (59). Questo, mentre il
24 ottobre Mussolini aveva assicurato a Badoglio che prima di cominciare le opera-
zioni intendeva chiedere alla Grecia l'occupazione di alcuni punti strategici e che
solo in caso di rifiuto avrebbe proceduto all'occupazione totale del Paese (60). Però,
diciamolo, Badoglio non si preoccupò affatto di voler dire la sua circa i p\:lnti di inte-
resse strategico da occupare, né informò della questione i Capi di Stato Maggiore.
L'aveva ammesso ·apertamente: nella politica estera non voleva entrarci!
E veniamo alla presunta Òpera di sobillazione e corruzione. Nella deposizione
resa ad un processo nell'immediato dopoguerra, il ten. col. Trombetti, segretario
della famosa riunione del 15 ottobre, dichiarò di aver manifestato qualche incertez-
za a Badoglio al termine della seduta ed il Maresciallo aveva risposto testualmente:
«Politicamente hanno fatto tutto». Nella stessa occasione Trombetti raccontò di esse-
re venuto a conoscenza di voci di un gran lavorìo politico svolto dal Ministero degli
·Esteri e dalla Luogotenenza d~bania «Per facilitare un'eventuale invasione della Gre-
cia e ciò anche mediante corruzione di capi greci» (61). Secondo Badoglio, il17 otto-
bre Ciano gli avrebbe confidato di esser riuscito «ad avere dalla sua diverse notabilità
greche, alcune facenti parte dell'attuale governo, per il rovesciamento del governo stesso
e per il passaggio della Grecia dalla nostra parte». Il Ministro avrebbe soggiunto che
«gli era costato un po' caro, ma che il successo giustificava anche questa spesa» e che
esistevano intese perfino con le truppe dell'Epiro. Proprio a favore di queste il suo
uomo di fiducia, Parini, stava provvedendo in Albania all'organizzazione di posti
di accoglienza (62). I primi di dicembre del 1940, Badoglio asserì a Guzzoni che
la situazione gli era stata presentata in questi termini: la Ciamuria sarebbe insorta,
l'Esercito ellenico non avrebbe combattuto, i generali greci erano stati corrotti ed
il Governo Metaxas sarebbe stato sostituito da un governo Venizelos filoitaliano ed
anglofobo (63).
Roatta, dal canto suo, ha narrato di un colloquio con Soddu, anch'esso al termi-
ne della predetta riunione. Visto il suo evidente ottimismo, non aveva esitato ad
esprimergli il timore di rischiare un grave insuccesso, attaccando subito con forze
inadeguate, invece di attendere la messa a punto dello strumento operativo rep\:ltato
necessario. Ma la risposta ebbe un tono di sufficienza: esistevano circostanzct «d'or-
dine specialmente politico» che offrivano garanzia di rapido e facile successo. E inte-
ress~nte il seguito. «Successivamente ,..... ha continuato Roatta - nei «corridoi», in
forma imprecisa ma univoca ed insistente, si apprese che l'ottimismo di cui sopra si fon-
dava sulla sicurezza che alcune alte personalità greche, politiche e militari, avverse al
(59) Ibidem, doc. n. 785, p. 751.
(60) DSCS, vol. Il, tomo l, p. 281.
(61) E. Grazzi, op. cit, p. 22.
(62) P. Badoglio, op. cit., p. 53.
(63) Testimonianza del gen. Guzzoni al gen. Baudino. Cfr. C. Baudino, Una guerra assurda, 1st. Cisal-
pino, Varese 1965, p. 143. ·
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