Page 212 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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disegno di manovra e che provocherà qualche richiesta di modifica da parte di Roat-
ta - a suo dire infirmato dalla perdita del fattore sorpresa, dall'inadeguato appog-
gio aereo e dalla mancata tempestiva alimentazione dell'offensiva da parte dello Sta-
to Maggiore (88). Ma, anche alla luce dell'infelice svolgimento degli eventi, e senza
scomodare Napoleone sulla responsabilità di un comandante in capo, ricordiamo
quanto Cadorna scrisse nel 1916 al generale Bertotti, Comandante del Corpo di
Spedizione italiano in Albania: «( ... ) qualsiasi operazione, anche se motivata da ragio-
ni essenzialmente politiche, non può che essere subordinata alla sua attuabilità sotto il
punto di vista militare. Di questo è giudice il comandante delle truppe operanti ( .. .).
Ne consegue che, a mio giudizio, di qualsiasi insuccesso che si producesse a Durazzo,
la principale responsabilità non potrebbe risalire che alla S.V.» (89).
Passiamo all'aspetto strategico. Il 5 ottobre Mussolini aveva emanato direttive
per la Campagna in Africa settentrionale. Entro il10-15 del mese, cioè a brevissima
scadenza, Graziani doveva iniziare l'operazione verso Matruh, cosa non impegnati-
va perché - secondo Mussolini - gli inglesi non avrebbero difeso il campo trince-
rato se non per ritardare alquanto l'avanzata italiana. Di conseguenza, i mezzi di
Graziani erano - sempre secondo l'opinione del Duce - <<Sufficienti allo scopo e
nel tempo fissato». Poi, a Matruh, si sarebbe deciso sul pilastro della difesa inglese
nel Mediterraneo da abbattere per primo: «l'egiziano o ... il greco» (90).
Mussolini era completamente fuori da qna visione realistica. La situazione for-
nita dal SIM in data 3 ottobre dava presenti 13-14 divisioni britanniche in Africa
settentrionale di cui tre nel deserto occidentale egiziano, fra Matruh ed Alessan-
dria, ben sette nella regione del Delta, due nella zona del Canale di Suez ed unità
varie pari ad una divisione nel Medio ed Alto Egitto. Il campo trincerato di Matruh
era organizzato per resistere ad oltranza, anche se superato. Stando così le cose, fos-
se giusta o meno la ricostruzione del SIM, diventava un azzardo muovere su Matruh
con le forze ed i mezzi di cui disponeva Graziani. Infine, l'allusione al pilastro greco
appariva stranissima perché, proprio sulla base di recenti conclusioni di Mussolini,
Stato Maggiore Generale, Stato Maggiore dell'Esercito e Ministero della Guerra
erano concordi nel considerare rinviata sine die l'eventualità dell'attacco alla Grecia.
Però bisogna dire che Graziani non osò opporsi al disegno del Duce e si limitò
a tergiversare, giocando sui rinforzi di materiali che attendeva. E Badoglio, per par-
te sua, non ebbe a muovere rilievi di fondo sull'operazione Matruh. A prescindere
·dal fatto che le obiezioni di Graziani ebbero l'unico risultato di «seccare» Mussoli-
ni, il quale cominciò a pensare di sostituirlo con un altro generale, Messe o Vercelli-
no (91), è evidente che un'offensiva in Egitto avrebbe aperto forti problemi di ali-
mentazione per un teatro d'operazioni oltremare- oltretutto, quello principale, sul
quale si conduceva la guerra parallela - e richiesto la viva attenzione del Comando
Supremo. Invece, il 15 ottobre, nella nota riunione a Palazzo Venezia, né da Musso-
lini né da Badoglio vennero espresse preoccupazioni. Anzi, fu posto in risalto con
soddisfazione che il sincronismo delle due operazioni, in Epiro e nel Deserto occi-
dentale egiziano, avrebbe giovato alla prima distraendo le forze aeree britanniche.
(88) Per un esame critico del piano si rimanda al nostro La Campagna di Grecia cit., cap. IV.
(89) M. Montanari, Le truppe italiane in Albania, U.S.S.M.E., Roma 1978, p. 297.
(90) DSCS, vol. II, tomo II, pp.71-72.
(91) G. Ciano, op. cit., p. 470.
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