Page 215 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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dietreggiò lentamente, a piccoli sbalzi, a scaglioni, frequentemente sotto la pressio-
ne ellenica, e si consumò quasi per intero la fascia montagnosa che dai laghi mace-
doni di Ohrida e di Prespa scende verso sud-ovest sino a raggiungere la costa fra
Valona ed il confine greco-albanese. E così si riuscì ad evitare il peggio ed a costitui-
re il «muro» tanto desiderato.
Dopo la conclusione della battaglia di Berat, a fine gennaio, pur affiorando ta-
luni grossi timori per Valona, il «muro» poteva considerarsi costituito e divenne pos-
sibile pianificare il riassetto dello schieramento (cioè portare in linea unità organi-
che e ricomporre a tergo le divisioni usurate e sparpagliate) e la riorganizzazione
delle grandi unità ritirate dalla linea (cioè reintegrarle in uomini, armi e materiali
e ripristinare il tono addestrativo e morale).
L'opera del generale Cavallero, che il 30 dicembre era succeduto a Soddu, fu
obiettivamente notevole (grazie anche al fatto che egli ricopriva pure la carica di
Capo di S.M. Generale) nei campi operativò; logistico e morale, ma per raddrizzare
una situazione strategica compromessa da un'errata impostazione occorrono tempo
e pazienza. E riprendere l'iniziativa non era cosa semplice. Bisognava reagire all'i-
ninterrotta pressione greca, evitando nel contempo di impegnarsi in azioni non sicu-
re e non risolutive. Così, se per arrestare il nemico su una posizione di resistenza
continua e di accettabile affidamento può essere comprensibile, almeno in buona
misura, l'avviamento al fronte di unità incomplete ed il frammischiamento di repar-
ti, molto meno persuadono le due controffensive tentate più per accontentare Mus-
solini che per validi motivi strategici: la cosiddetta contromanovra di Klisura (gen-
naio 1941) e la controffensiva in Val Deshnices (marzo 1941).
È veramente dubbio che la prima di esse, affidata al XXV corpo d'armata, fos-
se proprio indispensabile e, d'altronde, la frettolosità dell'organizzazione, l'insuffi-
cienza della spinta d'attacco nonché l'incerto collegamento tattico con il contiguo
VIII corpo d'armata, sulla sinistra, non potevano condurre ad un risultato favorevo-
le. L'immediato commento tedesco fatto dal generale von Rintelen, anche se a titolo
di parere personale, fu di netta critica: «Noi non possiamo, purtroppo, accelerare in
alcun modo il nostro intervento contro la Grecia, attraverso la Bulgaria. Ogni"accelera-
mento, ogni precipitazione potrebbe riuscire di grave danno al successo che sta tutto in
una rigorosa e sistematica preparazione. A questo proposito, i vostri contrattacchi in Al-
bania, fatti con truppe appena sbarcate, in terreno sconosciuto e difficilissimo, e senza
adeguata preparazione, sono più dannosi per voi che per il nemico» (96).
La controffensiva in Val Deshnices, di tono superiore dato il sensibile migliora-
mento della situazione complessiva nel mese di febbraio, del pari si palesò intempe-
stivamente ed inutilmente logorante. Fu proposta con entusiasmo dal generale
Gambara, Comandante dell'VIII Corpo, che prospettò il miraggio di grandi risulta-
ti, avallata da Cavallero ed accolta con soddisfazione da Mussolini, il quale volle
perfino essere presente a quella che riteneva una brillantissima mossa. Soltanto una
persona si tenne sul piano di un deciso scetticismo, Guzzoni. Secondi lui, l'opera-
zione era destinata all'insuccesso: l'assenza di una soddisfacente superiorità di for-
ze, la discutibile direttrice d'attacco, la mancanza probabile del fattore sorpresa pre-
(96) Appunto del generale Gandin per il Sottocapo di S.M. Generale, Guzzoni, in data 1° febbraio
1941.
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