Page 216 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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sentavano incerta la rottura del fronte e problematico il raggiungirpento dell'obietti-
             vo strategico. Il 9 marzo scattò la controffensiva, il15 venne sospesa. Guzzoni aveva
             visto giusto.
                 A  nostro avviso,  tuttavia,  il principale errore forse  è consistito nel  non aver
             perseguito con tenacia, fermezza e durezza il progetto delineato sin dal gennaio, mi-
             rante alla riconquista del Korçano in un primo tempo e, successivamente, all'avvolgi-
             mento delle forze greche agendo lungo la direttrice Korça-Erseke-Kalibaki.  Si trat--~­
             tava dell'operazione che verrà intrapresa in aprile, ma in circostanze ben differenti.
             Probabilmente,  resistendo per due mesi e  mezzo  ad  ogni appello dei comandanti
             d~rmata e ad ogni sollecitazione di Mussoli!J.i,  si sarebbe potuto sferrare nella se-
             conda metà di marzo la controffensiva risolutiva.  E  tutto per unico merito nostro.
                 Il mese di aprile vide l'entrata in campo della Germania, l'apertura del fronte
             iugoslavo  e  la  battaglia  dell'Epiro  da  noi  varata  in  concomitanza  con  lo  sforzo
             tedesco.                                            ·
                 Certamente la Campagna di Grecia fu una delle più logoranti fra quelle com-
             battute dal nostro esercito sui vari fronti. Iniziammo le operazioni alla frontiera gre-
             ca con cinque divisioni binarie. Finimmo per impiegarne ventinove. E tutte si con-
             sumarono rapidamente, con i loro effettivi, i quadrupedi, gli automezzi, i materiali
             di ogni genere.  Non si trattò solamente di una grave perdita di prestigio, ma altresì
             di una riduzione di efficienza immensa e determinante ai fini delle operazioni suc-
             cessive.
                 ·Una domanda sorge inevitabile. Per quale motivo non riuscimmo a rimontare
             celermente la situazione di inferiorità, pur possedendo l'Italia un potenziale bellico
             di gran lunga superiore a quello della Grecia? La risposta è semplice. La guerra con-
             tro la Grecia fu una guerra oltremare.  Bisognò inviare letteralmente tutto dalla ma-
             drepatria attraverso l ~riatico, che per quanto stretto era pur sempre un mare.  E
             le difficoltà connaturate con ogni impresa oltremare vennero aumentate dall'esigua
             capacità di scarico dei due unici porti di Valona e di Durazzo, nonché dalla estrema
             povertà della rete  stradale albanese.
                 Cosicché, quando si impose il problema di incrementare rapidamente lo  stru-
             mento operativo per contrapporsi ai greci, nel suo duplice aspetto del potenziamen-
             to e dell'alimentazione, le difficoltà apparvero subito gravissime.  Per quanto si fa-
             cesse per meglio organizzare Valona e Durazzo (vi fu  trasferita perfino buona parte
             della compagnia portuale di Genova) e per attivare altri punti di sbarco, non si arri-
             v9 mai ad ottenere una capacità di scarico proporzionata alle circostanze. Di conse-
             guenza,  dovendo utilizzare ogni mezzo  di trasporto ed ogni approdo,  le  divisioni
             giunsero in Albania frazionate e per tempi successivi. All'inizio della terza decade
             di novembre  194.0,  mentre i comandanti si dannavano l'anima non sapendo come
             rifornire i reparti al fronte, a Bari si trovavano in attesa d'imbarco ben 14.000 muli.
                 Per il grosso dell'opinione pubblica, la travolgente avanzata della  12 a  Armata
             tedesca del maresciallo List - messa in atto dopo quattro mesi di attenta organizza-
             zione - ebbe, ed ha tuttora, un unico significato: la guerra italo-greca fu vinta dalla
             Germania. In apparenza è vero, ma sarebbe molto più esatto dire che i tedeschi ac-
             celerarono una conclusione inevitabile, a noi favorevole perché ormai il coraggioso
             esercito ellenico si era usurato in Albania e la superiorità complessiva era passata
             dalla nostra parte e non poteva che accrescere. E s~rebbe anche opportuno ricordare
             che il Comando Supremo greco applicò alla lettera la determinazione assunta per
             una questione di più che giustificato orgoglio nazionale: «Quasi tutto contro gli ita-
             liani,  quasi nulla contro i tedeschi».

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