Page 22 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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                  La storia della propaganda di guerra - per il periodo che ci interessa - ebbe
             origine nel1925, con la legge per l'or~anizzazione della Nazione per la guerra (3).
                 Tale legge,  facendo  tesoro delle esperienze tratte dal  l  0  conflitto mondiale,
             fissava le norme per mettere lo Stato in condizione di affrontare e superare il mo-
             mento di crisi all'atto della mobilitazione generale.
                 Tra gli organi previsti per la mobilitazione, fu istituito quello di propaganda
             e  assistenza civile,  con il  compito di provvedere  alla  propaganda  all'interno  del
             Paese e all'estero, all'assistenza delle famiglie dei combattenti e degli emigrati ri-
             tornati in patria, al soccorso degli invalidi di guerra, alla concessione delle pensioni
             dì guerra.
                 L'insieme delle attività doveva essere opportunamente decentrata ad appositi
             comitati regionali,  che  sarebbero stati coadiuvati da sottocomitati,  preposti  alle
             singole branche assistenziali e propagandistiche.
                 La Commissione Suprema per la Difesa dello Stato, istituita nel1923 e riordi-
             nata nel1925 quale organo interministeriale per lo  studio della difesa nazionale,
             si occupò per la prima volta di propaganda nel1927, tracciando le linee d'azione
             da mettere in atto in caso di mobilitazione e stabilendo che i compiti dovevano
             essere suddivisi tra il Ministero degli Esteri (propaganda all'estero) e quello degli
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             Interni .(propaganda nel Paese e assistenza civile); quest ultimo sussidiato dall' As-
             sociazione Nazionale Mutilati.
                 Al. di là della dichiarazione di intenti, in quell'anno nulla di concreto fu fatto.
                 Nel1928, il Comitato per la Mobilitazione Civile presentò in sede di Com-
             missione due distinte relazioni,  una per l'organo di propaganda all'interno e una
             per quello  all'estero.
                 Mai documento fu più sconclusionato di quello prodotto per l'organo di pro-
             paganda ihterno, a dimostrazione che al momento non erano molto chiare le idee
             sui provvedimenti da porre allo  studio e da realizzare in materia.
                 Dopo divagazioni su quanto attuato nella grande guerra, sulla necessità di isti-
             tuire organi centrali per evitare che la materia venisse polverizzata .tra miriadi di
             enti e competenze, si concludeva affermando che «molti dei sistemi che si ravvisaro-
             no indispensabili durante la gue"a,  non appaiono più utili,  giacché quel che riguarda
             l'obi~ttivo sostanziale della propaganda, tendente a richiamare i cittadini a stringersi in
             un sol-partito per la salvezza della Patria, è ora insito e persistente nella stessa anima
             nazionale, scevra  ormai da  tutte le passioni di parte,  per sempre sepolte»  (4).
                 In pratica, dopo aver ritenuta necessaria un'articolata azione di propaganda,
             la si dichiarava allo  stesso  tempo superflua.
                 Pur tuttavia, fu  abbozzato genericamente lo  schema di un organo di propa-
             ganda e assistenza all'interno, prefigurato in una Direzione con Segreteria, un·Ser-
             vizio Propaganda,  un Servizio Assistenza,  un  Servizio lspettivo e di Controllo.
                 Per la propaganda all'estero, fu lasciato tutto alla discrezionalità del Ministero
             degli Esteri, che si sarebbe avvalso del Corpo consolare e diplomatico e dei Fasci
             all'estero.


             (3)  Legge 969 dell'8 giugno  1925.
             (4)  Archivio 'Ufficio Storico dello Stato Maggiore dell'Esercito (d'ora in poi.A.U.S.S.M.E.), carteg-
                 gio Commissione  Suprema Difesa,  fascicolo  F9/15.

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