Page 244 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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aspetti sono emersi in particolar modo in un recente Convegno internazionale (Col-
             loque Air 90,  promosso dall'Ufficio Storico dellhronautica francese,  Parigi,  8-10
             ottobre 1990), che ha confermato la vasta influenza esercitata in tutti i Paesi dalle
             teorie douhetiane, a prescindere dai criteri d'impiego ordinativi poi concretamente
             adottati, naturalmente dipendenti da ben definite esigenze della rispettiva politica
             militare.
                 In particolare l'Inghilterra e gli Stati Uniti, non a caso grandi Potenze indu-
             striali con interessi mondiali, sono le uniche Nazioni che fin dai primi anni Trenta
             orientano la politica aeronautica su concetti di stampo douhetiano (Trenchard, Mit-
             chell, De Seversky) (56), e ben presto riescono a mettere a punto lo strumento-base
             di tale politica, il grande bombardiere strategico che colpirà duramente la Germa-
             nia, il Giappone e anche l'Italia specie dal1942 in poi. La ~AF effettua bombarda-
             menti strategici sulle città tedesche fin dai primi mesi di guerra. Ciò non impedisce,
             però all'Inghilterra di curare la difesa aerea, di creare un'efficiente aviazione di Ma-
             rina, di costruire portaerei e di mettere un atto con empirismo tutto inglese un effi-
             ciente sistema di coordinamento tra forze aeree e forze terrestri, basato sull'affian-
             camento e sul rispetto della reciproca autonomia, che fa sentire i suoi effetti in Afri-
             ca settentrionale a tutto nostro danno  (57).       .
                 Dal canto suo la Luftwaffe dopo aver seguito le teorie di Douhet nei primi anni
             Trenta (58) si è chiaramente orientata alle reali esigenze della guerra breve e decisi-
             va, sviluppando anche un'aviazione idonea a operare in campo tattico. L'accento va
             messo sull'anche: infatti nella Campagna di Polonia i tedeschi impiegarono solo 150
             aerei a tuffo "Stuka" contro 700 bombardieri bimotori,  250 aerei da  trasporto e
             400 caccia. Ne consegue che anche la Luftwaffe dava la prevalenza al bombardiere
             medio in quota,  e che la sua carenza vera era di non avere  previsto che la guerra
             «breve» poteva trasformarsi in logoramenteo, quindi servivano anche bombardieri
             strategici in grande quantità (59).  E  anche la Kriegsmarine non aveva aviazione in
             proprio, con i conseguenti contrasti nei quali Gaering ha un ruolo analogo a quello
             di Balbo (60).                                                  ·
                 Alla  fin  fine,  solo  la  preparazione  e  l'impiego  dell'Aviazione  francese  nel
             1939-1940 hanno diverse analogie con quelle dell'Aviazione italiana, al di là dell'o-
             maggio rimasto puramente formale  -  e perciò fuorviante  -  di quest'ultima alle
             teorie douhetiane.  Le forze  aeree francesi  hanno un orientamento «contro forze»,
             al quale però corrispondono confusione e scarso rendimento nelle costruzioni, fra-
             zionamento delle forze aeree tra le armate, molti aerei sulla carta ma pochi veramen-
             te competitivi e  moderni, criteri addestrativi e d'impiego antiquati,  ecc.  (61).



             (56)  Cfr. le seguenti comunicazioni al citato Colloque Air 90: l. Madelin, Trenchard: the master bui/der;
                 D. Mac Isaac, The legacy of Billy Mitchell;  R.  Beaumont, Alexander P.  De Sevenky as a Lay Pro-
                phet of aire power.
             (57)  La base teorica di questo atteggiamento pragmatico è rappresentata dalle teorie di]. Slessor (Cfr.
                 H.A. Probert, Manhal of the Royal Air Force Sir fohn Slessor-Colloque air 90,  Cit. e dall'esperien-
                 za coloniale,  che invece in Italia esaspera le polemiche.
             (59)  R.  Gentile, Storia dell'Aeronautica dalle origini ai giomi nostri,  Firenze, Scuola di Guerra Aerea,
                 1954,  pp.  193-208.
             (60)  Cfr. Le lamentele del grande ammiraglio Raeder in E. Raeder, La mia vita,  Milano, Baldini e Ca-
                 staldi,  1960,  pp.  368-378.
             (61)  Cfr.  Generai Christienne, L'Industrie aéronautique /rançaise  de  september 1940;  P.  Buffotot, Le
                mora/ dans I'Armeé de l'air français  (de septembre 1939 à juin 1940); P.  Buffotot - ].  Ogier, L'Ar-

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