Page 239 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
P. 239
che chilometro di distanza; b) mancanza di un codice comune di intese e accordi
al quale fare riferimento; c) mancanza di procedure standard per le comunicazioni
e le richieste, in grado di assicurare tempestività e precisione, con particolare riguar-
do ai collegamenti diretti aerei-navali che sono l'unico rimedio per evitare errori e
migliorare l'efficacia e tempestività dell'intervento aereo; d) eccessivo centralismo
imperante in ambedue le Forze Armate, e conseguente mancanza d'iniziativa dei li-
velli inferiori a contatto con il nemico (comandante della flotta in mare e coman"
danti di Squadra Aerea), ciò che ostacola la tempestività degli interventi.
Nella prospettiva da noi prescelta, la Campagna di Grecia riveste minore im-
portanza, perché non fa che ripetere in campo terrestre gli errori e le incomprensio-
ni che già si erano verificati a Punta Stilo. L'unica differenza è, purtroppo, in negati-
vo: la polemica tra Forze Armate scade a livelli di polemica personale e di reciproci
pesanti apprezzamenti, specie. tra il comandante terrestre (ben presto esautorato) ge-
nerale Visconti Prasca e il generale Pricolo, autore di una sorta di libello contro la
condotta delle operazioni terrestri, Ignavia contro eroismo (46), nel quale raccoglie
la sostanza dei rapporti inviati a Mussolini più che come Capo Stato Maggiore del-
l :Aeronautica, come informatore di fiducia dello stesso Duce (in questo periodo, Pri-
colo si occupa quasi esclusivamente di quest'ultima incombenza).
L'obiettivo strategico iniziale delle scarse, male armate e male equipaggiate for-
ze terrestri italiane che il28 ottobre 1940 iniziano l'attacco alla Grecia in zone mon-
tagnose e impervie, con poche strade e con cattivo tempo è una rapida progressione
in profondità per conquistare in un primo tempo l'E piro marciando poi in un secon-
do tempo possibilmente su Atene, con una specie di «colpo di mano» il cui successo
è basato soprattutto sull'errata previsione di una scarsa resistenza greca, che avrebbe
consentito di attuare la guerra breve, rapida e decisiva. In questo quadro, il ruolo
assegnato all'aviazione anche dallo stesso Mussolini era fondamentale, specialmente
in campo tattico:
«tanto per le operazioni offensive in Epiro quanto per l'azione difensiva nel
K.orciano era stato previsto un adeguato impiego dell'aviazione da osserva-
zione e largo intervento dell'aviazione da bombardamento in concorso din!t-
to delle truppe operanti e per neutralizzare le zone fortificate costituenti
obiettivi della fanteria e sulle zone di raccolta della Macedonia per disorga-
nizzare-e immobilizzare le unità nemiche eventualmente incaricate di mis-
sioni offensive nel Korciano. L'intervento dell'aviazione per tali compiti era
reso indispensabile dalla limitata disponibilità di artiglieria e dalla difficoltà
di far procedere con la dovuta tempestività, all'immediato seguito delle fan-
terie, le artiglierie ippotrainate e motorizzate. Ciò specialmente in seguito~al
maltempo e per le interruzioni stradali che si sapevano Plf!disposte» ( 4 7).
;.
Nella fattispecie, quindi, l'Esercito voleva assegnare all'Aviazione - à mag-
gior ragione a favore delle deboli divisioni di fanteria - lo stesso ruolo di sostitu-
zione dell'artiglieria in crisi di movimento che avevano ricoperto gli "Stukas" tede-
schi a favore delle potenti divisioni corazzate in Francia e Polonia, ma in Grecia
(46) Roma, Ruffolo, 1946.
(47) S. Visconti Prasca, Io ho aggredito fil Grecia, Milano, Rizzoli, 1946, p. 98.
237