Page 236 - L'Italia in Guerra. Il primo anno 1940 - Cinquant'anni dopo l'entrata dell'Italia nella 2ª Guerra Mondiale: aspetti e problemi
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A fronte delle concrete esigenze strategiche, nel quadro prima delineato affio-
rano pesanti elementi di rigidità e di immobilismo non certamente eliminabili a bre-
ve termine. Gli eventi del primo anno di guerra, perciò, non sono e non possono
essere che la «prova del 9», la conseguenza inevitabile di una serie di fattori di segno
concordante solo nei loro riflessi negativi, dei quali lhronautica è la prima vittima
nonostante il valore e lo spirito di sacrificio dei piloti. A rigor di termini le sorti
della guerra si decidono nel periodo del giugno 1940 al febbraio 1941, cioè in meno
di otto mesi, in un ciclo operativo costellato da eventi sfavorevoli o poco favorevoli:
inconcludente battaglia aeronavale di Punta Stilo (8-9 luglio 1940), micidiale attac-
co aerosilurante inglese a Taranto (11 novembre 1940), rovinosa (anche se vittoriosa)
campagna di Grecia (novembre 1940- aprile 1941), offensiva inglese e dura sconfit-
ta di Graziani in Africa settentrionale (dicembre-gennaio 1941), indisturbato bom-
bardamento delle corazzate inglesi su Genova (9 febbraio 1941). Questo, senza con-
tare l'impiego di un corpo aereo italiano contro l'Inghilterra (settembre-dicembre
1940), che secondo il generale Santoro «mette in luce le deficienze tecniche del no-
stro materiale e le lacune della preparazione del personale navigante e specialista;
deficienze e lacune in gran parte purtroppo già note» (39). - ·
C 'è, però, ancor di meno da attendere per trovarsi di fronte al momento della
verità, rappresentato rispettivamente dalla battaglia di Punta Stilo (a nemmeno un
mese dall'inizio della guerra) per i rapporti tra strategia aerea e strategia navale, e
dalla campagna di Grecia per i rapporti tra strategia aerea e strategia terrestre. La
battaglia di Punta Stilo, evento solo in apparenza interlocutorio e non di grande por-
tata, oltre a rimanere l'unico e ultimo scontro tra corazzate nella guerra del Mediter-
raneo è anche il primo episodio di cooperazione aeromarittima e il più lungo e duro
scontro della guerra tra l'aviazione italiana - impiegata a massa, con azione conco-
mitante più che cooperante e con bombardamento orizzontale in quota - e la flotta
inglese.
Sotto questi aspetti si tratta di un'indubbia sconfitta, perché dimostra senza
possibilità di equivoci la scarsa rispondenza con la realtà dei criteri d'impiego fon-
damentali, sui quali sia l hronautica sia la Marina avevano fondato la loro strategia
e la politica delle costruzioni nell'anteguerra, criteri dai quali spesso traspariva da
ambedue le parti un superato, irrealistico e troppo ambizioso concetto di guerra «in-
dipendente». Infatti:
a) per lhronautica, ne risulta inequivocabilmente dimostrato lo scorso rendimento
del bombardamento a massa e in quota, che proprio la rehitiva precisione dei lan-
ci e la maestrìa dei puntatori - ammesse anche dagli inglesi - mettono vieppiù
in luce. Cosa ancor più importante, emerge chiaramente che l'intervento delle
forze aeree in concomitanza con l'impiego della flotta per essere efficace deve
essere continuamente indirizzato e guidato sia dalla ricognizione aerea, sia dalle
navi, e che i tipi di bombe usate non sono efficaci;
b) per la Marina, l'impiego offensivo delle corazzate si rivela impossibile senza ·
un'efficace e continua copertura aerea, e cade quindi il principio che considera
la corazzata il nerbo della flotta di per se dotato di potente reattività controaerei
e concepisce il fattore aereo ·solo un «servizio», prima di tutto di esplorazione,
(39) G. S~ntoro, Op. cit., p. 147.
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